Origine dell’Istituto
Elisabetta Vendramini nacque a Bassano del Grappa il 10 aprile 1790 da facoltosa famiglia, come attestano gli atti notarili di vari archivi del Vicentino. Vivacissima, trascorse l’infanzia nella casa in contrada dietro la torre, ora segnata col n. 47 nella via intitolata alla serva di Dio. A sei anni fu affidata al monastero delle Agostiniane dove ricevevano una signorile educazione le fanciulle della migliore società di Bassano. Ne uscì a 15 anni e fu ben presto affascinata dalla comoda vita che si conduceva in famiglia. Il solido patrimonio era stato paurosamente assottigliato dalla crisi che aveva travolto la società veneta durante le campagne napoleoniche, ma le consentiva ancora le brillanti riunioni in cui eccelleva, come lei stessa ebbe a notare nel diario, ricordando con schiettezza quel periodo di « vanità » . Prossima ormai alle nozze, avvertì chiara la vocazione ad una forma di vita diversa e nonostante la recisa opposizione familiare, chiese di entrare ai «Cappuccini » , un orfanotrofio bassanese di mendiche abbandonate. Conscia della penosa situazione in cui si trovavano le ricoverate, Elisabetta Vendramini, divenuta Suor Margherita, tentò una riforma radicale. Avversata e prevedendo la rovina dell’ opera, si trasferì agli « Esposti » di Padova dove, assai stimata, prestò servizio come prima Maestra. Incontratasi con un sacerdote padovano, Don Luigi Maran che comprese e appoggiò il suo ideale di consacrazione, si trasferì con due compagne in uno dei quartieri più malfamati della città, dando inizio all’opera di educazione delle fanciulle e di risanamento morale delle famiglie.
I documenti dell’epoca, testimoniano una singolare attività condotta con tanto realismo e profondo senso cristiano: mentre a Padova fiorivano infatti collegi che toglievano ai genitori la tutela e l’educazione dei figli, Elisabetta Vendramini rimandava quotidianamente le sue numerosissime assistite nella propria casa, coinvolgendo nella responsabilità dell’educazione tutti i membri con cui le fanciulle erano in contatto. Fin dall’inizio sollecitò pure l’inserimento nella vita della parrocchia. Un suo documento sulle adunanze delle fanciulle sottolinea infatti che esse dovevano essere accolte nell’ oratorio delle suore solo dopo aver partecipato alle funzioni della propria parrocchia.
Ad Elisabetta Vendramini fu via via affidata dall’autorità civile la casa di Ricovero di Padova, dove allora erano accolte anche fanciulle poverissime, e i primi asili, costruiti con il concorso di tutta la popolazione. In breve l’Istituto si espanse mirabilmente. Il fervore di una vita spesa per i diseredati in un clima di profonda comunione e di rigorosa povertà, attrasse infatti numerosissime le vocazioni e permise di rispondere a urgenti bisogni di Padova stremata da anni di occupazione austriaca. L’ Istituto fondato da E. Vendramini, tuttavia, ottenne assai tardi l’approvazione perché assolutamente priva di beni economici, non avrebbe dato sufficiente garanzia di continuità.
Spirito dell’Istituto
Le suore Elisabettine hanno raccolto l’eredità di E. Vendramini, il suo desiderio di «portare Cristo a chi è povero, più solo, più abbandonato». Le loro opere, asili con attività parrocchiali e scuole, ospedali e case di Ricovero, tendono a rispondere all’esigenza prima della fondatrice.
Presenza in diocesi
A Lavarone chiesa tengono «Villa Immacolata», prestano servizio nella scuola materna e per le attività parrocchiali.