Origine dell’Istituto
«Dio può tutto: preghiera, preghiera».
All’insegna di questa umile e fiduciosa «parola d’ordine», così tipicamente usuale a Don Zefirino Agostini, si può cogliere la linea provvidenziale e animatrice dell’opera del fondatore e della fervida attività di apostolato del parroco dei ss. Nazario e Celso, vasta e popolosa parrocchia di Verona.
Don Zefirino Agostini, pastore d’anime, pensoso della formazione spirituale delle giovani e profondamente umile e convinto della sua pochezza, non pensa dapprima a una nuova fondazione, persuasa di poter trarre vantaggio da quelle già esistenti in Verona. Alle giovani dell’oratorio parrocchiale frattanto illustra la vita di s. Angela Merici con accenti di stima, di venerazione e di affetto; il buon seme da lui gettato, viene raccolto e messo a frutto da tre giovani che si offrono di imitare s. Angela «nella missione caritativa verso la gioventù».
Si forma nel 1860 una piccola comunità per la quale Don Agostini redige alcune regole conformi allo spirito delle Orsoline fondare da s. Angela. Tutto il primo periodo della fondazione è illuminato dallo spirito della Santa che nella sua ammirevole semplicità, seppe non solo santificare se stessa e donare l’intera sua vita ai fratelli, ma seppe prevenire i tempi ed essere davvero precorritrice delle forme più moderne di apostolato fra le adolescenti e le giovani. Detta preziosi documenti in cui sono evidenti le sue virtù, la sua saggezza, il suo tratto affabile e materno nel formare le giovani, inconfondibile caratteristica alimentata alla genuina fonte della carità evangelica.
Il fondatore fa suo questo spirito e cerca con ogni mezzo di trasfonderlo nelle sue figlie spirituali. Con eguali sentimenti di umiltà e di confidenza si fa docile strumento della volontà di Dio e riversa il suo zelo sulla sua famiglia parrocchiale e sulla famiglia delle suore Orsoline. Con semplicità, con pace, egli si riprende sereno dopo i primi e ripetuti fallimenti, si riprende sempre fino a raggiungere la concreta meta che attua in lui il «Dio può tutto».
Le Orsoline, Figlie di Maria Immacolata, aperte alle nuove direttive post-conciliari, in risposta servizievole ai segni dei tempi, svolgono la loro opera educativa nella parrocchia, nella scuola, negli istituti educativo-assistenziali, nei pensionati universitari e studentati nei pensionati per persone anziane e in tutte le istituzioni e iniziative che le consentono di attuare la loro specifica missione.
Quali le nuove povertà oggi? In mezzo a questa gioventù delle sballo e della discoteca, c’è ancora posto per la donna che sia consacrata per essere “più donna”? Oggi più che mai siamo chiamati a vivere il nostro compito di educatrici non solo formando direttamente dei giovani, ma anche preparando formatori. Ci si chiede di essere suscitatrici di ministerialità e formatrici di ministeri.
Non si tratta di iniziare tanto delle nuove opere, quanto di portare ovunque una carica di attenzione alle persone in crescita, per offrire loro la possibilità di una vita più umana e cristiana. Ci si inserisce sempre di più nei centri pastorali diocesani, si promuove l’educazione alla solidarietà si accoglie come ricchezza l’inserimento dei laici nelle opere.
Dal ’60 l’istituto si estende oltre oceano. “L’Istituto, aderendo allo spirito della chiesa che come sorella e madre annuncia la salvezza a tutti i popoli, fedele allo spirito di S. Angela e allo zelo instancabile del fondatore, promuove la missione “ad gentes” e favorisce un reale scambio di sorelle tra le diverse Regioni e Delegazioni, per una giusta cooperazione tra le chiese” ( R. d. v. Art. 14 )
Nel 1960 si apre la prima casa in Madagascar, nel 64 in Svizzera, nel 65 in Uruguay, nel 79 in Brasile, nel 92 in Paraguay e Burkina Faso. “Dalla Svizzera alla Calabria, dal Madagascar al Burkina Faso, e poi ‘ dove il Signore ci indicherà nello Spirito dell’Ecumenismo e della interculturialità, senza chiusure di cuore, perché cuore di madre, l’essenziale dell’eredità di don Zefirino, resta l’essenziale in ogni tempo: il “coraggio di perdersi per amore del vangelo”, per una “missione senza frontiere che ha una strada unica, l’Eucaristia e un ritmo, quello di Maria”.