Si è conclusa con la proclamazione condivisa di un 'Appello alla responsabilità per il creato'
Di seguito, il testo integrale dell'Appello.
APPELLO ALLA RESPONSABILITÀ PER IL CREATO
Nella celebrazione della Giornata per
Incontrandoci qui a Passo Cereda, nel uore delle Dolomiti, riconosciute nel giugno scorso anche dall'UNESCO come Patrimonio dell'Umanità, respirando l'aria di queste vallate e contemplando la bellezza delle montagne che ci circondano, ci sentiamo avvolti dalla sapienza e dalla bontà del Creatore. Nell'ammirare i vasti orizzonti alpini e nel prestare attenzione alle persone e alle famiglie che custodiscono questo prezioso dono, sentiamo un profondo senso di riconoscenza e auspichiamo che cresca sempre più lo spirito di fraternità per rispondere alla vocazione umana e cristiana che ci accomuna. La promozione di un giusto equilibrio tra l'uso e il rispetto del creato non è solo il porre un argine alla deriva individualistica, narcisista e autoreferenziale, ma la risposta al mandato di Dio (cfr. Gen 2,15) e un servizio all'umanità e quindi è un valore essenziale del cristianesimo.
Ci conforta in questo impegno quanto scrive il Papa nell'Enciclica Caritas in Veritate: 'All'uomo è lecito esercitare un governo responsabile sulla natura per custodirla, metterla a profitto e coltivarla anche in forme nuove e con tecnologie avanzate in modo che essa possa degnamente accogliere e nutrire la popolazione che la abita [']. Dobbiamo però avvertire come dovere gravissimo quello di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato che anch'essa possa degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla' 1.
Questo impegno è emerso con sempre maggiore chiarezza anche nel cammino delle Assemblee ecumeniche europee (Basilea 1989, Graz 1997 e Sibiu 2007) e nella Charta Oecumenica (2001), dove si è messo in evidenza l'obbligo morale della responsabilità per il creato, con il proposito di avviare tra le Confessioni cristiane un progetto comune che «affronti le problematiche della responsabilità europea nei confronti della giustizia ecologica, davanti alla minaccia dei cambiamenti climatici»2 e si è proposto inoltre che «il periodo che va dal 1 settembre al 4 ottobre venga dedicato a pregare per la salvaguardia del creato e alla promozione di stili di vita sostenibili per contribuire a invertire la tendenza del cambiamento climatico»3.
L'uomo, infatti, non può sfruttare la natura senza un progetto di custodia e di condivisione o peggio ancora senza considerazioni di ordine etico. La visione dell'ambiente come risorsa solo da sfruttare porta in sé la minaccia della sua distruzione. Per il credente «la tutela dell'ambiente costituisce una sfida per l'umanità intera: si tratta del dovere, comune e universale, di rispettare un bene collettivo»4. L'uomo non può inquinare l'ambiente con i suoi troppi rifiuti gestiti male e con quelli non più reintroducibili nel ciclo biologico naturale; in particolare non può con le emissioni di gas serra inquinare l'aria, elemento vitale per ogni esistenza, poiché contribuisce al deterioramento del clima.5 Il degrado ambientale minaccia anche la montagna che, rispetto alle nostre pianure europee, ormai così sfruttate, resta quasi ultimo esempio di biodiversità. Il riconoscimento delle Dolomiti come bene dell'umanità ci invita ad una maggiore responsabilità nella loro corretta gestione.
La responsabilità per il Creato oltre che dalla Bibbia e dai testi ecclesiali più recenti, viene anche dalla tradizione cristiana, in particolare dalla spiritualità benedettina e francescana: esse ci offrono testimonianze di amore per l'ambiente, pur senza dimenticare la trascendente dignità della persona umana rispetto alla natura. Si distinse san Francesco d'Assisi che lodava e benediceva il Signore con queste parole: «Laudato si', mi' Signore'per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento Laudato sie, mi Signore cun tutte le Tue creature, ['] Laudato sii, mi Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba ».6
Riteniamo importanti anche i valori espressi da un gruppo di giovani riuniti in un evento ecumenico a Torino nel marzo scorso che esprimevano: «gioia e gratitudine, soprattutto, per quel grande dono che è la terra, accogliente casa della vita, intessuta di relazioni tra tutti coloro che la abitano. Un dono che in questi giorni abbiamo contemplato e celebrato, nella gioia della festa e della preghiera, nell'invocazione al Dio la cui tenerezza ha cura di ogni creatura»7.
La lode nasce dalla constatazione dell'armonia tra l'uomo e il creato ed è un'esigenza insita in ogni persona che ha una dimensione non solo materiale, ma anche spirituale. La bellezza dei monti favorisce tale contemplazione, con le loro spettacolari composizioni geologiche, le variegate colorazioni delle piante e dei panorami, i ruscelli e la fauna. La vita in montagna ci aiuta anche a trovare le giuste dimensioni della nostra identità: porta l'uomo a percepire con realismo anche i limiti e la fragilità e aiuta dunque a combattere la cultura della prepotenza che segna molte nostre relazioni e rende l'altro non più un fratello o una sorella da incontrare, ma un concorrente da sfidare e sconfiggere. La 'conversione ecologica' fa adottare stili di vita sostenibili ed è motivata dalla carità verso tutti, che impegna a combattere il deterioramento della qualità dell'esistenza e a contrastare l'inquinamento dello spirito causato dalla superbia, dal rifiuto della fede e dalla mancanza di speranza. Tale conversione non è un qualcosa di aggiunto alla vita cristiana, ma ne è parte integrante. Infine, il percorrere i sentieri della montagna favorisce l'autocoscienza per una visione integrale della persona, troppo spesso ridotta nella società consumistica ad un oggetto. Il Signore, infatti, sulla montagna ha detto e fatto molto per la salvezza dell'umanità. Egli inoltre ci attende su un 'monte' al quale verranno tutte le nazioni della terra (cf. Isaia 2); la contemplazione della natura è opportunità per scoprire quel Dio infinito che è Amore.
Per varie ragioni, dunque, diventa sempre più urgente rivedere la relazione tra la montagna e la vita umana, per crescere nella volontà di essere sentinelle che sanno valorizzare il creato e rigettare, denunciandoli prontamente, quei segni di cambiamento che indicano una minaccia per la salute delle persone e per l'integrità della natura. Abbiamo la consapevolezza di dover stimolare sempre più anche le nostre chiese e comunità ad approfondire la dottrina sociale, ad assumerne i doveri etici e a praticare un modo di vivere sempre più salubre e sostenibile. I credenti si rendano disponibili ad una collaborazione con le autorità pubbliche a vario livello e con ogni persona di buona volontà, affinché si elimini quanto, invece che migliorare, inquina l'aria, l'acqua e la terra, danneggiando in questo modo l'umanità.
Ma non possiamo terminare questa riflessione e questo Appello, senza esprimere la nostra grande stima e riconoscenza a quanti valorizzano, con maggiori difficoltà rispetto alle possibilità che la vita di città offre, il dono dei monti e le fonti rinnovabili di alimentazione e di energia proprie della montagna o aiutano le persone nei percorsi turistici e sportivi o nei rifugi e nelle case di accoglienza a riconoscere i valori del creato. Noi ci sentiamo impegnati con loro poiché crediamo in un Dio che ci ama e che ama la terra che ha creato. Il nostro incontro ci unisce, infatti, a quanti sui monti elevano un dialogo con Dio.
1(Caritas in Veritate, n. 50)
2 Assemblea ecumenica europea di Sibiu, Documento finale, ottava raccomandazione. [3. Europäische Ökumenische Versammlung in Sibiu, Enddokument, VIII Empfehlung.]
3 Ibidem, decima raccomandazione. [Ibidem, X Empfehlung.]
4Pontificio Consiglio per
5 Cfr. CEI (Comm. per i Problemi Sociali e Comm. per l'Ecumenismo), Messaggio per la 4° Giornata per
6 Dal 'Cantico delle Creature', Fonti Francescane, Assisi 1996, p. 178, vv. 3-6. [Aus dem 'Sonnengesang', ]
7 Dal documento finale dell'incontro ecumenico dei giovani per