Non meno di 500 persone hanno preso parte venerdì 15 marzo alla via crucis in memoria delle vittime innocenti delle mafie, dalla Basilica dei Ss. Martiri a Sanzeno fino al santuario di San Romedio, guidata dall’arcivescovo Lauro Tsi. L’iniziativa è stata promossa dalle associazioni “La storia siamo noi” e “Coltiviamo Legalità”, insieme agli oratori della Zona pastorale delle Valli del Noce. Ad ogni “stazione” il ricordo da parte dei giovani e di alcuni testimonial significativi (giornalisti, magistrati, carabinieri, parroci) delle più note vittime innocenti di mafia o di quanti si impegnano contro questa piaga, in particolare l’associazione Libera fondata da don Ciotti e che ogni anno il 21 marzo ricorda le 1092 vittime innocenti delle mafie.
Durante il tragitto proiezioni, immagini, letture, canzoni a tema. Fino alla breve riflessione finale dell’arcivescovo Lauro, davanti al santuario di San Romedio.
Monsignor Tisi riprende le parole del giornalista siciliano Peppino Impastato (trucidato dalla mafia nel 1978) risuonate nella terza stazione della via crucis, sul tema della bellezza. “Più che la politica, la lotta di classe, la coscienza e tutte ‘ste fesserie – disse Impastato all’amico Salvo – bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. È importante la bellezza. Da quella scende giù tutto il resto”.
“Le storie che abbiamo ascoltato – ha commentato don Lauro – sono tutte storie di persone belle, uomini e donne che hanno saputo nutrirsi di bellezza. E sono diventati bellezza loro stessi, grazie alle loro vite abitate dal dono. Anche Gesù è stato fatto fuori da un sistema mafioso dove il potere religioso e politico si sono tristemente alleati. A questo potere violento Dio però reagisce con un di più di vita”.