Vescovo Lauro ai preti riuniti a Villa Moretta: “Torniamo a chiederci: chi è Cristo per noi?”. L’invito a “frequentare la Parola” e ad “ascoltare il grido dei poveri”

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Spirito di fraternità e sincero desiderio di condivisone hanno caratterizzato l’incontro di più di un centinaio di preti della Diocesi di Trento, riuniti con l’arcivescovo Lauro Tisi mercoledì 5 ottobre a Villa Moretta per il consueto appuntamento d’inizio anno pastorale. Una mattinata strutturata in due momenti: in apertura, dopo la preghiera, la riflessione di monsignor Tisi; nella seconda parte, un aggiornamento sul Cammino sinodale in atto, prima del pranzo conviviale.

Don Lauro – introdotto dal rettore del Seminario don Tiziano Telch a nome della commissione per la formazione del clero – anticipa di voler affidare ai preti non piani pastorali ma “qualche attenzione pastorale che possa divenire opportunità“, secondo i dettami indicati da Francesco nell’Evangelii Gaudium dell'”avviare processi e di lasciarsi provocare dalla realtà”, pensando ai connotati di drammaticità del momento presente: “Nessuno un anno fa – precisa l’Arcivescovo – prevedeva una guerra e tutte le difficoltà che ne stanno derivando”.

Tra Giuda e Pilato 

Monsignor Tisi invita a leggere le fatiche, soprattutto quelle ecclesiali, con il coraggio di ripartire, smarcandosi dalla deprimente quanto scontata descrizione di una Chiesa alla sbando e priva di speranza. E lo fa citando l’omelia del papa beato Albino Luciani, quand’era vescovo di Vittorio Veneto. A proposito del tradimento di Gesù da parte di Giuda, egli diceva:  “Ha fatto uno sproposito, poveretto, ha tradito il Signore. Ma il suo vero sproposito non è stato quello. Il suo vero sproposito – aggiungeva Luciani – è stato quando non ha avuto più speranza, quando ha detto il mio peccato è troppo grande. Nessun peccato – concludeva il futuro beato – è troppo grande, nessuno è più grande della misericordia sconfinata del Signore“.

“Quando penso alla Chiesa di oggi, compresa la nostra, mi sembra – commenta l’Arcivescovo – di ritrovare in essa qualche tratto somatico del ‘fratello’ Giuda, un po’ meno i lineamenti del ladro del Calvario con il suo azzardo”. “Il male oscuro di quest’ora della Chiesa – attesta don Lauro – è l’assenza di speranza”, complici “analisi pesanti sul futuro della Chiesa” per “avvalorare la disfatta”. Accanto a Giuda, don Lauro menziona Pilato, con la sua disarmante domanda: “Che cos’è la verità?” Gv 18,38. E qui l’Arcivescovo individua uno scarto tra il narrato e il vissuto: “Facciamo tanti discorsi sul fatto che la ‘verità’ rimanda ad una Persona, a un Volto, e la fede è incontro e relazione. Ma se questo fosse vero dovremmo essere abitati da speranza nel futuro. E invece ci manca passione sul fatto che noi siamo incontrati da un Dio che si è fatto presenza nel volto di Gesù Cristo“.

Chi è Cristo per noi”

Di qui l’invito, che si fa appello, “ai preti quanto alle comunità: proviamo  ad interrogarci concretamente su chi è Cristo per noi? È quello che facciamo nelle attività pastorali o la notizia della visita sorprendente del Dio di Gesù. Come ci muoviamo sul fronte della narrazione del Dio di Gesù? È un apparato con cui tiriamo avanti dei riti? Dobbiamo ripartire da Dio e dal chiederci: chi annuncio? Ho ancora voglia di annunciarlo?”

Scommettere sulla Parola 

“Vorrei scommettete di nuovo su una pastorale che si organizza attorno alla Parola di Dio” dice con tono accorato don Lauro ricordando le iniziative già in atto da anni su questo versante, da Passi di Vangelo a Sulla tua Parola. “Sento di doverli confermare, aperto a tutti i suggerimenti, critiche e osservazioni per renderli più efficaci”, sottolinea monsignor Tisi invitando però i preti ad una “frequentazione personale appassionata e metodica della Parola di Dio, per far sì che le comunità abbiano frequentazione abituale del Vangelo”.

Il grido dei poveri 

“Se dovessi individuare un limite della nostra Chiesa – nota ancora don Lauro – direi la difficoltà a collaborare tra preti, comunità, la prevalenza della logica del ‘fai da te'”. Di qui l’invito ad avviare “percorsi di ascolto e collaborazione”, per disporsi al meglio nell’ascoltare il “grido dei poveri”. Tisi invita alla sobrietà, in un tempo di difficoltà e di crisi diffusa (“abbiamo molti segnali negativi, con la Caritas stiamo pensando ad azioni mirate”), e a scongiurare “scelte che potrebbero trasformarsi in una contro-testimonianza”.

Un solo corpo sacerdotale 

L’Arcivescovo sottolinea l’origine del ministero presbiterale (“siamo stati fatti sacerdoti”, dice citando Paolo e invita a percepirsi come “corpo, non come singoli. Il vangelo alla lettera dice: Gesù ne fece “un” Dodici per dire un corpo unico non dodici liberi battitori”. Quindi la provocazione forte: “Chiediamoci, guidati dalla Parola di Dio, con onestà: qual è il nostro rapporto con il ministero? Sono ancora contento di essere prete? O forse è venuto meno l’amore di un tempo e mi ritrovo a trascinare il ministero perché a questo punto tornare indietro non è più possibile?

Sinodali 

Don Lauro ricorda infine il Cammino sinodale in atto (a cui è stata dedicata la seconda parte dell’incontro dei preti, con la parziale restituzione delle sintesi dei gruppi d’ascolto fatta da don Celestino Riz e Claudia Giordano, coordinatori del gruppo di coordinamento sinodale) anticipando l’intenzione di aprire in Diocesi, tra quelli indicati a livello nazionale, il “cantiere della strada e del villaggio, che ha come obiettivo dare voce ai mondi che spesso restano in silenzio o inascoltati: tra questi vorremmo soffermarci in particolare sui giovani”. Non prima di aver compiuto un’adeguata restituzione anche sul territorio in assemblee in ciascuna delle otto Zone pastorali.

La scommessa della prudenza

“Nella Bibbia – conclude l’Arcivescovo – la prudenza viene spesso chiamata “sapienza”. Nella tradizione biblico patristica, la prudenza coincide infatti col decidere in modo realistico e concreto, senza tentennare, e non avere paura di osare, dopo aver attivato il discernimento. È un concetto ben diverso dal nostro, che identifica la prudenza con l’essere cauti. Ed è l’augurio che faccio a tutti per il nuovo anno: buona prudenza!