In marcia per la pace lungo la val San Nicolò guidati da tre vescovi

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Un inno alla pace, tra gli uomini e con il creato, condiviso da più di un centinaio di camminatori, di tutte le età, valligiani e ospiti. Insieme hanno risalito a piedi, nella mattinata di sabato 19 luglio, la suggestiva val San Nicolò, laterale della val di Fassa, lungo i sentieri un tempo battuti dai soldati della Grande Guerra.

A guidare la loro “marcia della pace”, nel cartellone di “Ispirazioni d’estate”, i tre vescovi di Trento, Belluno-Feltre e Treviso, rispettivamente mons. Lauro Tisi, mons. Renato Marangoni e mons. Michele Tomasi, accompagnati dai parroci della valle e dal sindaco di San Giovanni, Giulio Florian, con ampio coinvolgimento logistico dei vigili del fuoco volontari.

Don Lauro introduce il cammino denunciando lo “sdoganamento diffuso di parole di odio senza alcuna riprovazione” e lo conclude sottolineando come “l’iniziativa di oggi sia un segno fortissimo di pace voluto dalla val di Fassa, di cui essere grati ai promotori e ai partecipanti”.

Tre testimoni

Lungo il percorso, tre ricche testimonianze di pace e di riscatto: Daniel, nigeriano del Biafra, fuggito dalla guerra, un passato in carcere e ora volontario a Trento con gli ex detenuti; il prete ortodosso ucraino padre Pavel, fuggito a causa dell’invasione russa e ora grato a chi lo ha accolto a Riva del Garda; suor Maria, missionaria trentina in Sud Sudan, medico chirurgo e oggi impegnata a restituire speranza a un popolo divorato da una guerra “voluta da altri e combattuta dagli africani e contro gli africani”. “Vedo nei giovani, se sapremo garantire loro l’accesso alla formazione – confida suor Maria – l’unica grande speranza per il futuro”.

Riflessione finale e preghiera ecumenica

Nell’ultima tappa, la riflessione del vescovo Michele, tra gli organizzatori della recente Settimana dei cattolici di Trieste sul futuro della democrazia. Cita papa Francesco e il presidente Mattarella per ribadire l’urgenza della “partecipazione democratica come modo per prendersi cura dell’altro: solo operando per il bene di tutti facciamo anche il nostro bene”.
La preghiera ecumenica conclusiva, davanti alla baita della parrocchia di Pera e con sullo sfondo il fragore delle cascate della val San Nicolò, “è un atto – sottolinea il vescovo Renato – di grande democrazia, perché Dio offre a tutti la possibilità di rivolgersi a lui”. Lo scambio della pace tra tutti i partecipanti alla marcia è l’ultimo tassello di una giornata in cui “abbiamo avuto la conferma – saluta con sorriso riconoscente il vescovo Lauro – che Dio non smette mai di sorprenderci”.