“Ogni guerra, ogni conflitto porta la nostra griffe. Riconosciamo che ognuno di noi, ogni giorno, manda in onda parole, sentimenti, gesti violenti”. E’ amara quanto oggettiva la constatazione dell’arcivescovo Lauro in una Cattedrale di Trento gremita per la Veglia della pace, nella serata di lunedì 16 ottobre.
“A volte con grande superficialità – nota l’Arcivescovo – ci assolviamo e ci presentiamo come dei buoni. Solo Dio è buono! Senza questa consapevolezza, la preghiera per la pace è ipocrisia. Sento che ho il dovere di ricordare alla nostra Chiesa, a cominciare da me, che siamo abitati dal male e non siamo terreno pulito: solo da qui si può cominciare a costruire la pace“.
Le parole di don Lauro, volte a richiamare ognuno ad essere costruttore di pace e di riconciliazione ed abbandonare gesti e linguaggi violenti, sono risuonate tra gli appelli di pace di Papa Francesco, papa Giovanni Paolo II, papa Giovanni XXIII che hanno fatto da filo conduttore accanto a lunghi momenti di silenzio.
Monsignor Tisi legge una cultura sociale dove il “grande Dio è il denaro“, ritenuto “principio di felicità”, alimentato dalla “fake news che il Pil è principio di benessere: siamo un codice fiscale e un conto bancario”. “I diritti umani – aggiunge don Lauro – dipendono da dove nasci, valgono solo per qualcuno e per due terzi del mondo non contano nulla”.
Altro elemento distorto, secondo monsignor Tisi, è “l’idea che la vita si realizza in solitudine, sciogliendosi da tutto e da tutti. Quanto è triste l’adagio: ‘mi sono fatto da solo’. Ognuno di noi è fatto dagli altri!“. Tisi denuncia il “mito della competitività, che si regge nella misura in cui riesco a stare sopra gli altri”.
Di qui l’invito a guardare al “Dio vulnerabile del Calvario“: “Vieni Dio della croce e mostraci la bellezza di una vita dove chi mi sta davanti non è mio avversario, ma il fratello che rispetto e tutelo. Vieni Dio della Croce e rivelami che ogni volta che lascio esistere un’idea diversa dalla mia sono costruttore di pace. Rivolgi il dito verso il mio cuore e fa’ che scopra che sono un indigente, bisognoso del perdono dei mie fratelli e così divento uomo e donna di pace”. E ancora: “l’unico modo per conoscere il gusto della vita è lavare i piedi, fammi percepire la vergogna di un cuore senza pietà e compassione che lascia migliaia di persone morire nel mar Mediterraneo o dimentica che in queste ore bambini, donne e uomini indifesi stanno morendo senza cibo e senza acqua”. Infine, un appello pensando ai credenti: “Bonifica la tua Chiesa, risanala dalle sue contraddizioni e cattiverie perché possa diventare piccolo lume di pace per l’umanità. Fa che la nostra preghiera, vissuto quotidiano, possa fermare la guerra”.
Alla veglia, animata dal coro di Piedicastello, era presente anche don Augustin Babiak per gli ucraini cattolici. Apertosi con l’invocazione di perdono nella cappella del Crocifisso, l’incontro in Cattedrale si è concluso con una preghiera davanti alla statua della Madonna Addolorata.
Oggi giorno di digiuno per la pace. Alle 12, la preghiera del Rosario sempre in Cattedrale e nelle chiese sul territorio.