Posti esauriti alla badia di San Lorenzo a Trento nella serata di lunedì 30 maggio per la presentazione del libro di Gino Strada, “Una persona alla volta“, uscito postumo lo scorso marzo, che racconta la storia del chirurgo e di Emergency, l’associazione da lui fondata.
All’evento, organizzato dal gruppo Emergency di Trento, erano presenti Rossella Miccio, presidente di Emergency, il vescovo di Trento don Lauro Tisi, il sindaco del capoluogo Franco Ianeselli. Ha moderato la serata Alberto Faustini, direttore de l’Adige, mentre alcune pagine del testo sono state declamate da Maura Pettorruso.
Il sindaco Ianeselli ha detto di “pensare Strada come una presenza costante morale. Il mestiere di medico in lui è sempre stato unito alla dimensione politica . Mi piace sottolineare il grande tema dei diritti: dove i diritti sono rispettati, difficile che ci sia guerra”.
L’intervento della presidente Miccio
“Gino – ha raccontato Rossella Miccio – non capiva come fosse possibile che l’uomo fosse ancora così stupido da ritenere che la guerra fosse ancora uno strumento. Al contempo non ha smesso di credere che vi fosse speranza che l’umanità arrivi a rifiutare questo strumento. Il tormento di Strada era: ‘come faccio a generare il disgusto per la guerra?'”?
La Presidente di Emergency ha parlato dell’ideale di Strada (“buttiamo la guerra fuori dalla storia”) come di una “pazzia sì, ma molto concreta, reale, coraggiosa. Lui ci manca personalmente ma ce lo portiamo dentro tutti. Non era un ‘one-man-show’ ma ha costruito una struttura. Quando è morto, alla camera ardente sono arrivate undicimila persone a salutarlo e tutti ci dicevano: non mollate”. Un fiume carsico di sensibilità che Rossella Miccio traduce anche nell'”esercito dei volontari di Emergency e nelle trecentomila famiglie italiane che scelgono di destinare a noi il loro 5 per mille, scegliendo così di ‘partecipare’. E questo è il più grande risultato di Gino”.
Tra le navate medievali di San Lorenzo risuonano le parole-denuncia di Strada ben interpretate da Maura Pettorruso: “11 persone rischiano di morire di fame ogni minuto. C’è qualcosa che non ha funzionato. Non ci sono diritti per tutti ma privilegi per pochi. La guerra uccide le persone prive di diritti” mentre i numeri del businnes bellico sono agghiaccianti, come ribadisce la presidente di Emergency: “Nel mondo si investono 2000 miliardi di dollari per spese militari, mentre il bilancio dell’Organizzazione mondiale della sanità è solo di 2 miliardi“.
Le parole del vescovo Lauro
“La bellezza di Gino – ha detto don Lauro a conclusione della serata – è che le sue parole coincidono con la vita. Il grande dramma di oggi è che le parole non sono abitate. Dopo cento giorni di guerra ci siamo stufati del conflitto: dell’Ucraina ci resta un’immagine, una narrazione diventata gossip. La lezione di questa serata è: attenzione che le parole in libertà, senza vita, stanno uccidendo!” Quella di Strada secondo don Lauro “non è una biografia, è vita”. Strada spigoloso? “Meno male”, commenta don Lauro lamentando la presenza di “uomini politicamente corretti che salvano il mondo a chiacchere. Se un uomo entra nella partita della vita diventa giocoforza scorretto”. Quindi un affondo del vescovo sul tema della fame evocato durante la serata. “La fame – puntualizza don Lauro – è politica non è malattia, è frutto di un disegno perverso”. Monsignor Tisi ribadisce la “stupidità della guerra” e il rischio di “essere concentrati su un’unica guerra dimenticando gli altri conflitti”. Sottolinea l’intuizione di Strada dei “diritti per tutti“, “mentre spesso – denuncia don Lauro – noi siamo drammaticamente fermi sull’uscio di casa”. Per l’Arcivescovo, oltre alla felice location del “tempio civico” ad “unire credenti e non” ci pensa “anche il Vangelo, come il brano di Matteo 25: ‘avevo fame e mi avete dato da mangiare…’. “Quello – commenta l’Arcivescovo – compone tutto e su quel terreno succedono meraviglie”. Proprio come l’esercito dei sostenitori di Emergency: “Gino – conclude don Lauro – non è in un libro, è nella vostra concretezza. I grandi uomini non producono libri, generano gente che vive per gli altri e questo Gino l’ha fatto!”.