Il fisico Stefano Fantoni e il monaco Notker Wolf protagonisti del secondo appuntamento della Cattedra del Confronto dedicato alla “velocità”, lunedì 27 marzo in un’affollata Sala della Cooperazione, a Trento.
“L’impressione dominante è che tutto stia diventando sempre più veloce e che l’accelerazione che contraddistingue ogni processo costringa ad una continua rincorsa che impedisce di rallentare, ma stare dentro a questo ritmo non risulta eccessivo per le nostre possibilità? – ha detto nel saluto introduttivo don Andrea Decarli, direttore dell’ufficio diocesano Cultura -. Godiamo della velocità della comunicazione, che avviene spesso in tempo reale, dei mezzi di trasporto e di informazione, e la velocità in se stessa dà l’ebbrezza discendente dal sentirsi forti, ma rende anche ogni realizzazione obsoleta prima del tempo. Inoltre, quando si corre, qualcuno resta indietro. Perché corriamo così? Dove? Fuggiamo dai nostri limiti?”.
Agli intriganti interrogativi che hanno focalizzato l’attenzione su una dimensione pervasiva della vita contemporanea, è seguita la riflessione degli ospiti nel tentativo di individuare una via di mezzo fra lentezza e velocità.
“Parlo della velocità non da fisico, ma da osservatore di quello che sta succedendo nella storia dell’uomo – ha esordito Fantoni -: la intendo come un susseguirsi di eventi, tappe che rappresentano momenti di transizione verso grandi cambiamenti, ma da un secolo a questa parte stiamo sperimentando una velocità maggiore di quella che ha caratterizzato questi passaggi in passato. Le scoperte tecnologiche hanno trasformato totalmente la nostra vita e il modo in cui si formano i giovani che nascono già immersi in essa. Viviamo in un presente continuo, molto dinamico, che può fare paura, perciò occorre riflettere sulla trasformazione dell’homo sapiens in homo tecnologicus: senza scienza non c’è tecnologia e conoscenza, ma è impressionante vedere come la tecnologia oscuri la scienza, trasformando la relazione con il tempo. Ci troviamo forse in una singolarità, ossia in un tempo in cui la velocità sta crescendo troppo, risultando non misurabile, e dobbiamo stare attenti al fatto che macchine sempre più perfette e veloci non ci allontanino dall’umanità”.
“L’uomo unisce in sé tante dimensioni – ha detto padre Wolf -: quella oggettiva, materiale per cui misura con l’orologio il passare del tempo e la velocità delle sue azioni, quella del suo bioritmo che regola le funzioni del corpo e poi c’è la percezione individuale della velocità. Quando vedo le persone correre mi domando: cosa hanno perso? Forse il tempo. Nel mondo agricolo ogni cosa aveva il suo tempo e le sue pause, in quello industriale conta la produzione al punto che si cerca di sostituire l’uomo con i robot. Viviamo la simultaneità che caratterizza il mondo dell’informazione, ciò impedisce una visione d’insieme e se arrivano troppe notizie negative, l’uomo non riesce a vivere in libertà. Non è la velocità a creare problemi, ma la frenesia: bisogna regalare tempo, a se stessi, agli altri, riscoprire la lentezza, mantenere la curiosità dei bambini. Rispettare il valore e la dignità di ogni uomo significa accettarne la limitatezza: non possiamo fare niente in modo perfetto. La regola di S. Benedetto aiuta a trovare equilibrio e giusta misura rispettando i tempi del corpo e dell’anima”.
L’incontro, promosso dall’Ufficio diocesano Cultura, in collaborazione con alcuni docenti dell’Ateneo trentino, sarà riproposto dalla radio diocesana Trentino inBlu venerdì 31 marzo alle ore 21.00.
La Cattedra proseguirà lunedì 3 aprile (sempre alle ore 20.45 nella Sala della Cooperazione in via Segantini) esplorando il tema della Fragilità con la pedagogista Maria Antonella Galanti e il teologo Ermes Ronchi. Il dialogo su “Le parole dell’oggi” era stato inaugurato lunedì scorso con il tema della “complessità” dalla sociologa Chiara Saraceno e dal priore di Bose Luciano Manicardi. (Patrizia Niccolini)