Il ruolo della comunità civile ed ecclesiale attorno alle persone colpite dal dolore per un suicidio in famiglia è stato affrontato martedì 21 novembre a Trento presso la Fondazione Caritro in una serata promossa da A.M.A..
Assieme allo psichiatra Renzo De Stefani e al socioloogo Domenico Tosini è intervenuto anche l’Arcivescovo di Trento Lauro Tisi che ha invitato la comunità “a fare di tutto per togliere lo stigma verso questo gesto”. Attingendo alla sua esperienza di accompagnamento mons. Tisi ha detto di sviluppare l’atteggiamento dell’ascolto dei “sopravvissuti”. “Lasciar parlare senza intervenire. Favorire il racconto di quanto vivono. Non giudicare le reazioni. Nella prima fase è giusto lasciar esprimere il grido di rabbia”, ha esemplificato l’Arcivescovo. E poi la determinazione a “rimanere accanto”, ad “esserci ancora” con una presenza forte di accompagnamento. “Impegniamoci a sdoganare questa grande sofferenza – ha aggiunto – sapendo entrare dentro queste realtà di dolore in punta di piedi”. Infine, l’Arcivescovo ha indicato un altro passo possibile in cui sostenere i sopravvissuti: “Recuperare la positività della vita della persona cara suicidatasi, la sua vita non è in quell’ultimo segmento, non è identificabile in quel gesto disperato”.
Alla serata di AMA dedica un ampio servizio il settimanale Vita Trentina in edicola giovedì 23.