Il termine “gioia” è il vero filo conduttore della Seconda Assemblea Sinodale della Chiesa italiana, apertasi nel pomeriggio di lunedì 31 marzo a Roma nell’Aula Paolo VI, in Vaticano. Tra i 957 delegati da tutte le Diocesi, anche una delegazione di sei rappresentanti trentini guidata dall’arcivescovo Lauro che divide le giornate romane anche con il pellegrinaggio giubilare della Diocesi trentina.
“Perché la gioia sia piena”, motto ripreso dal Vangelo di Giovanni, è infatti il titolo delle Proposizioni su cui l’Assemblea è chiamata ad esprimersi nei lavori di gruppo e nel voto finale di giovedì 3 aprile: ne usciranno una serie di indicazioni pratiche che offrono una vasta ma concreta prospettiva di impegno ecclesiale e tra le quali saranno i vescovi, nella loro Assemblea di maggio, a compiere un’ulteriore selezione per giungere a poche, sintetiche, priorità da affidare all’attuazione delle Chiese locali.
In un clima spirituale favorito dalla preghiera, in Aula Paolo VI si sono succeduti, moderati da monsignor Claudio Giuliodori, gli interventi introduttivi del Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, di Lucia Capuzzi, monsignor Valentino Bulgarelli e monsignor Erio Castellucci, rispettivamente membro, segretario e presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale (nonché, quest’ultimo, vescovo di Modena-Monantola).
Il messaggio del Papa
Zuppi ha letto ai delegati il messaggio di papa Francesco che, secondo il programma definito prima della sua malattia, avrebbe dovuto aprire l’assise della Chiesa italiana. “La gioia non sa mai esclusiva ma sempre inclusiva”, sottolinea Francesco, indicando nella vicinanza del Signore, come da lui stesso sperimentato in queste settimane di sofferenza, la radice della gioia. “Lasciatevi guidare dall’armonia dello Spirito” è l’auspicio finale del Papa.
Zuppi: “La gioia cristiana sia dentro la storia”
Per il Presidente della Cei è necessario rifuggire la “tentazione del pessimismo e del fatalismo” che rende “lamentosi e fragili”, evitare di “vivacchiare: ciò – secondo Zuppi – corrode la speranza”. Il grazie al Papa per aver fatto della gioia la “cifra del suo ministero per liberarci da un cristianesimo triste”, ma soprattutto per aver richiamato più volte la Chiesa italiana ad avviare un processo sinodale di riforma, ora giunto finalmente al suo culmine.
In un mondo “attratto dalla forza di un io che si impone e risolve, con sintesi che a volte appaiono grottesche, altre preoccupanti e pericolose”, la gioia cristiana “è comunitaria, ecclesiale, non per élite di Chiesa, ma finalmente al plurale e per tutti”, ha ribadito il presidente della Cei, avvertendo che “non c’è gioia cristiana senza inserimento pieno nella storia, senza coinvolgimento attivo nelle vicende della gente, senza lettura dei segni dei tempi, senza amore per tutti, soprattutto per quanti si trovano relegati, loro malgrado, nelle periferie esistenziali”.
Capuzzi: “Non è scomparso il desiderio di Dio”
A Lucia Capuzzi, inviata di Avvenire e membro del Comitato Nazionale del Cammino sinodale il compito di ripercorrere le tappe del Cammino avviato nel maggio di quattro anni fa con la “fase narrativa” e il metodo della conversazione spirituale seguito dalla “fase sapienziale” ed ora “profetica”. Sono nati così, ha ricordato, “oltre 50 mila gruppi sinodali e migliaia di laboratori pastorali nell’ambito dei Cantieri di Betania”. Così, ha sottolineato la giornalista, “abbiamo toccato con mano come, nel mezzo dell’attuale cambiamento d’epoca, il desiderio di Dio non sia scomparso”.
“Siamo una Chiesa comunque viva”
Di una “Chiesa viva” ha parlato mons. Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, stilando un bilancio dei frutti del Cammino sinodale già maturati e presentando le Proposizioni che verranno votate in Assemblea.
“Certo – ha precisato Castellucci – viva in forme diverse rispetto al passato anche recente, ma è comunque viva, non sta vegetando, non si trova in uno stadio terminale; semplicemente sta cercando di ascoltare la voce dello Spirito, che reclama modalità di presenza e azione rinnovate”. Non è tempo di “facili entusiasmi” né “facili scoraggiamenti che annuncino un declino inevitabile”, perché secondo Castellucci “chi ha preso parte, in qualsiasi modo, al Cammino sinodale, adotta piuttosto un sano realismo, a partire da un dato di fede: lo Spirito del Signore Risorto non si è ritirato a vita privata, ma continua a soffiare nella vita normale delle nostre comunità. Questa quotidiana trama di bene, che sfugge alle statistiche, è anche la ricchezza più grande – e spesso nascosta – rilevata nei quattro anni sinodali”.
A Pierpaolo Triani, docente alla Cattolica ed uno dei registi della metodologia del Cammino sinodale (nella quale ha affiancato in fase iniziale anche la Diocesi di Trento), il compito di illustrare ai delegati l’impostazione del lavoro nelle prossime intense giornate, divise tra le riunioni plenarie all’ombra del Cupolone e i lavori di gruppo nelle sale dell’Hotel Ergife, poco distante dalla sede della Conferenza Episcopale Italiana.