Una ricorrenza del patrono San Vigilio particolarmente solenne nella mattinata di mercoledì 26 giugno a Trento con la partecipata processione dalla basilica di Santa Maria Maggiore e la Messa in Cattedrale concelebrata da ben cinque vescovi di origine trentina.
Il saluto del vescovo Lauro
L’arcivescovo Lauro Tisi ha voluto che a presiedere la liturgia eucaristica fosse l’arcivescovo emerito Luigi Bressan in occasione del suo 60° di ordinazione presbiterale e 35° di episcopato: “Grazie – si è rivolto a lui don Lauro nel saluto introduttivo, dopo aver ringraziato anche le autorità presenti – per la passione per il Vangelo e la carica umana con cui hai guidato questa Chiesa, aprendola al mondo. Grazie per la discrezione, l’entusiasmo, la vitalità, e la disponibilità con cui continui ad accompagnarla e servirla”. Sul presbiterio, accanto a una cinquantina di preti (e tra loro don Alberto Bolognani, fresco d ordinazione sabato scorso), due vescovi missionari: il vescovo ausiliare emerito di Lima (Perù), monsignor Adriano Tomasi, nativo di Meano, pure lui al 60° di ordinazione presbiterale (“ci richiama – sottolinea Tisi – la bellezza della spiritualità francescana”), e il moriano monsignor Mariano Manzana, vescovo emerito di Mossorò (Brasile), nel suo 20° di episcopato, di cui monsignor Tisi ricorda l’impegno per l’educazione e la formazione. “Da vescovo – nota don Lauro – ha ordinato ben cinquanta preti: dovrò copiare da lui”. In Cattedrale era presente anche l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve monsignor Ivan Maffeis: “Grazie a te don Ivan, con l’auspicio che il rapporto tra le nostre Diocesi possa continuare a crescere”. L’Arcivescovo ha poi ricordato altri tre vescovi trentini che festeggiano importanti anniversari pur non potendo essere presenti in Duomo: monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo emerito di Campobasso-Bojano che quest’anno raggiunge i 30 anni di episcopato; monsignor Giuseppe Filippi, vescovo comboniano da 15 anni, emerito della Diocesi di Kotido (Uganda) e monsignor Guido Zendron, vescovo di Paulo Afonso (Brasile), da poco settantenne.
L’omelia di monsignor Bressan
Nella sua articolata omelia (TESTO INTEGRALE) il vescovo emerito ha ricordato i tratti essenziali dell’episcopato del patrono San Vigilio, terzo vescovo di Trento: “non era – sottolinea Bressan – uno spiritualista che trascurasse la dimensione sociale della fede cristiana; fondò un asylum, luogo di accoglienza e cura; anzi affermò che scopo della missione cristiana era portare la pace in una dimensione superiore alla semplice convivenza”. “Nelle Lettere di Vigilio si sente l’ammirazione per Cristo. Oggi – argomenta Bressan – nel nostro mondo occidentale troppi pensano che non sia necessario ricorrere a lui. Ma Cristo resta il Salvatore e non ce ne sono altri, ci insegna san Vigilio”. Sull’esempio del patrono, Bressan ricorda l’importanza della dimensione missionaria propria di ogni battezzato: “Vigilio non andava a conquistare altri clienti alla Chiesa, ma a permettere a tutti di realizzare le più elevate aspirazioni dell’essere umano. Sapeva che l’evangelizzazione domandava ascolto, dialogo, proposta, preghiera. Ma desiderava che a tutti giungesse la linfa vitale che ci trasforma da produttori di risultati limitati in costruttori di pace e di pienezza di vita”. Bressan cita infine Tisi nell’omelia di San Vigilio dello scorso anno: “Chiesa trentina, torna ad essere irriducibile testimone della misericordia e di Dio” e garantisce al suo successore il sostegno nella preghiera anche in vista della prossima Visita pastorale.
Il dono dell’olio
All’offertorio, il consueto dono da parte del sindaco Franco Ianeselli dell’olio per la lampada che arde davanti all’urna con le reliquie di San Vigilio, “richiamo – lo descrive l’arcivescovo Lauro – a collaborare per far sì che il nostro territorio sia segnato dall’inclusione e dal dialogo: qui sta la bellezza di cui l’olio è simbolo e segno”.
La nuova Lettera alla comunità di Tisi: scommettiamo sulla mitezza
Al termine della liturgia, l’arcivescovo Lauro, come accade dall’inizio del suo episcopato in occasione del patrono, ha fatto dono della sua nuova Lettera alla comunità, quest’anno dal titolo “La scommessa” (vedi ARTICOLO). “Parto – ha sottolineato Tisi in Cattedrale – da una domanda chiaramente provocatoria: su chi o che cosa scommettiamo nella nostra vita? Preferiamo tirare a sorte, sfidando la fortuna come capita a sempre più persone, anche nel nostro Trentino, alle prese con la piaga del gioco d’azzardo? La proposta che vi faccio, a chi crede e a chi non crede è: scommettiamo sulla mitezza, come l’ha declinata Gesù. Non la virtù di chi rinuncia alla responsabilità o si nasconde, ma la virtù di chi dice: voglio che esista il tuo pensiero e la tua vita. Se oseremo la mitezza – è l’auspicio di don Lauro, potremmo dare speranza e futuro a un mondo che è travolto da tanta violenza”. Due gli esempi di mitezza ricordati da don Lauro ne “La scommessa”: il compianto prete trentino don Renzo Caserotti da poco scomparso e un giovane trentino poco noto, Alfredo Dall’Oglio, emigrato da Borgo alla Francia, attivo nella gioventù operaia cattolica e morto in un campo di concentramento a Berlino nel 1944, a soli 23 anni.
A precedere la benedizione finale, impartita dai cinque vescovi presenti, il dono ai festeggiati di un’opera incisa da Mastro 7 (il simbolo della vite per Bressan, della quercia per Tomasi e Manzana), prima della distribuzione in piazza del Pane di San Vigilio, dono dell’Associazione Panificatori, benedetto in Duomo e prezioso simbolo di condivisione.
FOTO GIANNI ZOTTA
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