San Vigilio, solenne pontificale in Cattedrale. Vescovo Lauro: “Dai giovani la lezione più bella: servire e prendersi a cuore chi è provato dalla vita”

bookmark

Chiediamo a tutte le istituzioni del nostro Trentino una conversione ai giovani“. Un San Vigilio nel nome delle nuove generazioni, quello di sabato 26 giugno 2021: sono loro al centro della festa del patrono della Chiesa di Trento e della città capoluogo. Ad ergerli a protagonisti, l’arcivescovo Lauro nell’omelia in Cattedrale e nelle pagine della Lettera alla comunità “Occhi”, consegnata ai fedeli al termine della celebrazione.

Nel Duomo la luce mette nuovamente in evidenza la bellezza delle navate, mentre il cantiere del lungo restauro si sposta nell’ala orientale (“simbolo di una Chiesa – esordisce don Lauro – che è sempre cantiere, realtà in divenire”). Davanti alle autorità civili e militari (a cominciare dal sindaco Ianeselli che farà dono dell’olio per la lampada che arde davanti all’urna con le reliquie di San Vigilio), monsignor Tisi racconta di essere rimasto particolarmente colpito dal recente incontro con un gruppo di giovani impegnati in un campo solidale accanto a persone affette da disagio psichico. “Non posso tacere quanto ho visto e udito” sottolinea don Lauro, affidando “come tesoro prezioso a ogni comunità della Diocesi e al nostro Trentino lo sguardo entusiasta di quei giovani”, i quali al ‘grazie’ dell’Arcivescovo rispondono, in modo quasi disarmante: “Siamo noi a dire grazie, per avere avuto finalmente la possibilità di metterci in gioco!”. “Qui – argomenta don Lauro – si spalanca un problema, non basta dire ai giovani venite e partecipate quando poi un po’ tutti creiamo le condizioni perché non possano venire ed essere protagonisti!”. E l’Arcivescovo incalza, con passione: “Chiediamo a tutte le istituzioni del nostro Trentino questa conversione ai giovani perché l’appello alla loro partecipazione non rimanga uno slogan, ma creiamo le condizioni perché possa avvenire, cominciando dalla nostra Chiesa e dalle nostre comunità“.  “I giovani – dice ancora don lauro – hanno le chiavi del futuro, non sono un problema ma una risorsa, il problema siamo piuttosto noi adulti”.

“Mentre, come i discepoli di Emmaus, la nostra Chiesa rischia di consegnare i suoi giorni alla tristezza e al rimpianto, colgo nella testimonianza di questi ragazzi uno shock salutare per rimetterci in cammino e tornare al largo. Nel loro chinarsi spontaneo e generoso su quei volti affaticati, percepisco – aggiunge monsignor Tisi – la chiamata dello Spirito Santo, rivolta a ogni nostra comunità, perché ritrovi le ragioni del suo esistere: servire e prendersi a cuore chi è provato dalla vita. Questa è la Chiesa che desidero e sogno, il dono che chiedo al Padre, per intercessione di Vigilio. Diversamente, per riprendere le parole del testo di Efesini, corriamo il rischio di diventare una Chiesa senza Cristo, senza Dio, senza speranza”.

“Il Risorto invita i discepoli a cercarlo nella periferia della Galilea, anziché nella solennità del Tempio di Gerusalemme. I giovani – con la loro esigenza di trovare autenticità, la voglia di mettersi in gioco, servire e incontrarsi, i loro dubbi, le rabbie e talora le contraddizioni – sono la nostra vera Galilea.  In loro ritroviamo alcuni tratti del sorprendente pastore raccontatoci nella pagina evangelica: anziché vivere del gregge, Egli dà la vita per le pecore: questo il vero capolavoro di Gesù di Nazareth e nella misura un cui viene praticato tu diventi vita e regali vita! In quei giovani ho visto il Risorto“.

“Per giungere a questo approdo – conclude don Lauro – abbiamo una via: la convocazione eucaristica domenicale. Come vorrei non si riducesse a uno stanco passaggio rituale, ma fosse il convocarsi di uomini e donne affascinati da Gesù di Nazareth”.

TESTO INTEGRALE OMELIA  

Al termine della liturgia, animata dal coro della Cattedrale (diretto da Paolo Delama, all’organo Stefano Rattini)  e trasmessa in diretta streaming e TV (regia di Paolo Holneider) la tradizionale benedizione del Pane di San Vigilio (distribuito dall’associazione panificatori ai fedeli in chiesa) e la consegna della Lettera alla comunitàOcchi” (vedi articolo) affidata personalmente dal vescovo alle autorità e ai sacerdoti concelebranti: “nella pandemia Il volto che riuscivamo a vedere dei nostri fratelli erano solo gli occhi. Ho messo in luce i tanti fratelli e sorelle morti, quasi 1500 persone: avremmo potuto dire una parola in più sul morire; un passaggio è sulla forza di Gesù che interpella la Chiesa: abbiamo ancora voglia di raccontare Gesù?; quindi, il tema dei giovani che ci invitano a sognare e sperare insieme”.

Infine tra i “grazie” (alle autorità, ai sacerdoti, religiosi e religiose), c’è quello particolarmente sentito a monsignor Giulio Viviani che dopo 11 anni di servizio in Cattedrale come Maestro delle celebrazioni liturgiche dell’Arcivescovo (preceduti da 17 anni in Vaticano come cerimoniere pontificio), dall’autunno sarà parroco di Mezzocorona e Roveré della Luna: “Lo ringrazio perché mi ha permesso di celebrare sempre con grande serenità, curando l’efficacia della celebrazione. La sua competenza ci ha dato tanto!”.

 

 

FOTO GIANNI ZOTTA

RIVEDI LA DIRETTA: