S. Messa nell’anniversario della morte di De Gasperi, vescovo Lauro: “Profondità di parola e sobrietà evangelica”. Appello alla politica per uno scatto di responsabilità

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Nella chiesa parrocchiale di Borgo Valsugana, l’arcivescovo Lauro ha presieduto, nella serata di giovedì 19 agosto, la tradizionale s. Messa nell’anniversario della morte di Alcide De Gasperi e all’indomani della Lectio degasperiana di Pieve Tesino. Nel commentare il brano evangelico, davanti alle figlie del compianto statista e a esponenti del mondo politico nazionale e locale, don Lauro spiega “la grande rivelazione” di Gesù nella parabola del banchetto: “Ci dice – sottolinea – che l’amore di Dio è la festa del gratuito. Dio nell’umanità di Gesù ha vinto la tentazione di rinunciare ad amare ed è rimasto irremovibile nel donare, nel regalare gratuità. Il banchetto produce la gioia – argomenta l’Arcivescovo – grazie ai commensali ed è quindi icona della comunione come antidoto alla morte e alla vittoria dell’ego”.

Applicando la Parola alla memoria del grande leader politico,  monsignor Tisi annuncia la volontà di “ricavare nuove perle” dallo “scrigno senza fondo che è l’umanità di Alcide De Gasperi”. “Una prima perla – spiega – è la profondità dei suoi scritti, dove la parole non sono mai eccessive, ma sobrie, incisive, pensate una ad una, mai contraddistinte dalla retorica, senza sbavature”. “Quest’uomo – rimarca l’Arcivescovo di Trento – ha abitato il silenzio e nel silenzio aveva le grandi immaginazioni sul mondo, sulla storia, sulla politica. Una lezione per quest’ora dove le parole sono disabitate, parole al vento e spesso proprio il terreno della politica è il festival della parola vuota, della retorica, dell’eccessivo: l‘opposto di quello che era De Gasperi”. Don Lauro invoca l’intercessione di De Gasperi, “affinchè – precisa – possiamo ritrovare la gioia mettendo nelle nostre relazioni parole abitate, sobrie, cariche del silenzio e dell’esperienza della vita pensata per gli altri e non per sé. Fuori dalla comunione non gioia”.

Vi è poi una seconda perla colta dalla biografia dello statista trentino: “la sua povertà e sobrietà evangelica, altro elemento che può aiutare la comunione. Quanto abbiamo bisogno che il mondo politico ritrovi uomini e donne sobri, ‘poveri’!”. Secondo l’Arcivescovo, anche alla luce del “quadro desolante” in cui ci troviamo, ”siamo provocati a ripartire con il Vangelo della responsabilità, dove la vita e le parole vanno nella direzione del bene dell’altro e non dell’ingrandire se stessi. Preghiamo – ha concluso Tisi – per coloro che hanno responsabilità amministrative e politiche perché si assumano la responsabilità di essere protagonisti con la parola, il pensiero e la sobrietà della vita della costruzione di un mondo che abbia i tratti della comunione e non della divisione”.