“Riscoprire lo stupore di fronte alla persona concreta di Gesù di Nazareth“. E’ questa la vera chiave di lettura di ogni vocazione, sintetizza l’arcivescovo Lauro all’apice della veglia di preghiera di giovedì 4 febbraio nella chiesa parrocchiale di Dro. Lo fa – davanti a un bel gruppo di fedeli, con molti giovani ad animare i canti, e a quanti sono collegati in diretta streaming – dopo aver ascoltato l’eco del racconto dell’evangelista Luca (presentazione di Gesù al Tempio) nelle testimonianze degli sposi Rodolfo e Nadia, membri dell’associazione Via Pacis, di suor Barbara (suore francescane missionarie del Sacro Cuore) coordinatrice della RSA di Dro, della claustrale suor Valentina, fresca di professione con le Passioniste di Loreto. “Tutte storie generate dallo stupore”, commenta don Lauro, evidenziando come il “problema maggiore nella Chiesa sia il fatto di essere a corto di meraviglia e di stupore. E quando questo viene meno si fa strada il male di vivere che rende pesanti i giorni. E’ Gesù – aggiunge monsignor Tisi – lo stupore e nella Chiesa rischiamo di parlare di tutto tranne che dell’incontro con Colui che è la meraviglia delle meraviglie. Abbiamo visto l’adrenalina di Gesù nel volto di chi viveva per lui”. In chiesa, accanto al parroco dell’unità pastorale (Dro, Drena e Ceniga, dedicata ai Santi Martiri d’Anaunia) don Stefano Anzelini e al collaboratore padre Sami, religioso indiano, annuisce tra la gente anche il vescovo emerito Francesco Sarego, per anni in Papua Nuova Guinea ed ora ospite della comunità verbita di Varone. Una presenza che consente al vescovo Lauro, dopo l’adorazione e la benedizione eucaristica, di ricordare i tanti religiosi (così come i 14 preti diocesani) vittime della pandemia, ma anche la dimensione missionaria e il volto di una Chiesa sempre più “delle genti”. Prossima veglia vocazionale con l’Arcivescovo e in sintonia con tutte le comunità della diocesi: giovedì 4 marzo, con don Lauro ospite della comunità di Aldeno.