Il Rapporto si è avvalso del contributo e della collaborazione di oltre venti autori, esperti ed esponenti di numerose organizzazioni della società civile, alcune delle quali impegnate nell’Alleanza contro la Povertà in Italia. Un ampio spazio è, inoltre, dedicato ad approfondire il fenomeno della “povertà educativa”. Su questo argomento sono riportati i principali risultati di una ricerca patrocinata da Caritas Europa, in riferimento al capitale educativo delle persone che si rivolgono alla Caritas in Germania, Grecia, Italia e Portogallo. Il Rapporto offre, altresì, i risultati di uno studio di carattere qualitativo sulla debolezza del capitale formativo delle famiglie con figli adolescenti, nelle periferie di tre città italiane (Bari, Bologna e Roma).
Sono più di 5 milioni le persone in povertà assoluta in Italia: una famiglia su 20, tra i migranti una su 3. Un povero su due è minore o giovane. Secondo il dossier, le politiche di contrasto devono partire dagli indigenti estremi non dalle categorie. Mons. Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, al microfono di Federica Margaritora (ascolta l’audio di inBlu Radio)
Il direttore di Caritas Italiana, commenta: “Come cristiani abbiamo qualche difficoltà a pensare che si possa abolire la povertà, ma sappiamo che ogni storia riconsegnata alla sua dignità e alla sua libertà rende migliore il nostro Paese, ci rende migliori. La povertà non è solo mancanza di reddito o lavoro: è isolamento, fragilità, paura del futuro. Dare una risposta unidimensionale a un problema multidimensionale, sarebbe una semplificazione” che rischia di vanificare ogni impegno finanziario.
Secondo il Rapporto Caritas su povertà e politiche di contrasto, sono più di 5 milioni le persone in povertà assoluta in Italia, circa l’8% della popolazione: una famiglia su 20, tra i migranti una su 3. Un povero su due è minore o giovane. Secondo il dossier, le politiche di contrasto devono partire dagli indigenti estremi e non dalle categorie (pensionati, nuclei familiari etc). E Il REI, reddito di inclusione, avviato nelle scorse legislature dovrebbe essere inglobato e non annullato dal reddito di cittadinanza inserito nella manovra dal nuovo governo. Focus con Cristiano Gori, sociologo dell’Università di Trento, che ha contribuito a elaborare il REI. (ascolta l’audio)
In Italia c’è un “esercito di poveri” in attesa che “non sembra trovare risposte e le cui storie si connotano per un’allarmante ronicizzazione e multidimensionalità dei bisogni”. Lo sottolinea Caritas nel Rapporto 2018 su povertà e politiche di contrasto. Il numero dei poveri assoluti – ricorda l’organizzazione rilanciando i dati Istat – “continua ad aumentare” e supera i 5 milioni. “Dagli anni pre-crisi ad oggi il numero dei poveri è aumentato del 182%, un dato che dà il senso dello stravolgimento” causato dalla crisi. “Esiste uno ‘zoccolo durò di disagio che assume connotati molto simili a quelli esistenti prima della crisi economica del 2007-2008 con la sola differenza che oggi il fenomeno è sicuramente esteso a più soggetti”. Tra gli individui in povertà assoluta i minorenni sono un milione 208mila (il 12,1% del totale) e i giovani nella fascia 18-34 anni 1 milione 112mila (il 10,4%): “Oggi quasi un povero su due è minore o giovane”.
I dati nazionali dei centri di ascolto, oltre a confermare una forte correlazione tra livelli di istruzione e povertà economica, dimostrano anche una associazione – confermata dalla statistica – tra livelli di istruzione e cronicità della povertà: coloro che hanno un titolo di studio basso o medio-basso oltre a cadere più facilmente in uno stato di bisogno, corrono anche il rischio di vivere una situazione di povertà cronica non risolvibile in poco tempo. In stretta correlazione al tema dell’istruzione è poi la condizione occupazionale. I disoccupati ascoltati nel 2017 rappresentano il 63,8%; tra gli stranieri la percentuale sale al 67,4%. Tra gli altri elementi da sottolineare che hanno connotato l’anno 2017 c’è da evidenziare l’incremento delle persone senza dimora e delle storie connotate da un minor capitale relazionale (famiglie uni-personali); il fatto che ancora oggi la rottura dei legami familiari possa costituire un fattore scatenante nell’entrata in uno stato di povertà e di bisogno; si riscontra poi una certa stabilità dei cosiddetti working poor.
FONTE: CEInews