“E’ una partita fondamentale, in cui la Diocesi si mette in gioco direttamente. Ma che vivrà solo grazie al dialogo con il territorio. Siamo molto fiduciosi”. Il via libera alla nascita del nuovo ISSR (Istituto Superiore dei Scienze Religiose) intitolato a Romano Guardini e del nuovo ITA (Istituto Teologico Accademico), entrambi affiliati alla Facoltà teologica di Padova, gli ha fatto tornare il sorriso.
Qual era il timore, arcivescovo Lauro?
Solo qualche mese fa abbiamo dovuto prendere atto dell’annuncio della chiusura del Corso Superiore di Scienze Religiose da parte di FBK. In contemporanea è arrivata la richiesta di rivedere l’organizzazione dello Studio Teologico Accademico (legato allo Studio di Bressanone, n.d.r.), come richiesto dalla Conferenza episcopale italiana e dalla Congregazione vaticana per l’educazione cattolica. In sostanza abbiamo seriamente rischiato di perdere completamente l’accesso allo studio teologico sul territorio provinciale.
Le contromisure?
Abbiamo pensato che l’unica strada possibile fosse quella di tentare un rilancio ad opera direttamente della Diocesi. Così si è avviato un dialogo molto stretto con Roma, dove giustamente si spinge per una razionalizzazione degli ISSR, e con la Facoltà Teologica di Padova. Ma anche tra noi vescovi, soprattutto con Bolzano e Belluno, e gli altri del Triveneto. Senza il loro sostegno non saremmo arrivati al risultato.
A chi, in particolare, è rivolta la nuova proposta?
Agli insegnanti di religione cattolica, ma non solo. Vorrei che il nuovo Istituto potesse essere un fiore all’occhiello della cultura locale, un centro di produzione teologica che dialoga con il territorio. Ci sono tante realtà culturali che stanno perdendo incisività, e quindi si apre spazio da coltivare. Immagino collaborazioni stabili con il Vigilianum ma anche con l’Università di Trento, con la quale sono già stati avviati contatti. Per migliorare l’offerta formativa e renderla, mi si passi il termine, più “intrigante” per una platea più ampia, non solo per chi sarà chiamato ad insegnare, ma per chiunque abbia il coraggio di porsi le domande che contano di più.
Lei ha incontrato i docenti che saranno coinvolti nel nuovo “corso”, in buona parte già attivi con FBK e allo Stat. Il messaggio?
Ora serve da parte di tutti un impegno maggiorato. Abbiamo un numero sufficiente di docenti stabili per poter avviare i corsi. A tutti ho chiesto due cose: grande investimento nella ricerca e nella produzione scientifica e un corpo docente coeso, che dialoga al proprio interno. Ho anche citato un esempio virtuoso: il biblista don Lorenzo Zani, docente di Sacra Scrittura. Non ha fatto il parroco, ma è stato fondamentale nella formazione di generazioni di preti trentini, me compreso. Vivendo l’insegnamento non in modo autoreferenziale, ma come una missione. Ai professori del nuovo ISSR ho detto solo una cosa: imitatelo!