Trecento fedeli sono partiti domenica 30 marzo per il pellegrinaggio a Roma promosso dalla Diocesi di Trento in occasione del Giubileo. Guidati dall’arcivescovo Lauro Tisi, i pellegrini vivranno quattro intense giornate di spiritualità, in clima fraterno, fino a mercoledì 3 aprile.
Rilevante il numero di iscritti, per il quale si dice “sorpreso” don Mattia Vanzo, delegato vescovile dell’Area Annuncio e Sacramenti e regista delle iniziative giubilari della Diocesi. “Il Giubileo della speranza – ammette – sta destando davvero grande interesse”. Con lui accompagneranno i pellegrini altri otto preti.
Il racconto giorno per giorno:
Roma, 1 aprile – Si è aperta con una visita alla catacombe di Santa Priscilla la terza giornata del pellegrinaggio diocesano a Roma. Tra le guide dei sei gruppi trentini c’era suor Elena Kordeuter, originaria della Germania, che dal 1998 fa parte della Comunità Famiglia di Maria.
“Siamo in cimitero sotterraneo offerto da Priscilla, una nobile romana, che ha dato dimora ai resti dei martiri cristiani tra il secondo e il terzo secolo”, ha spiegato suor Elena. Fino al quarto secolo nel cimitero di Priscilla erano sepolte 44mila persone. “Con Costantino, poi, si è iniziato a costruire i cimiteri nelle chiese, o comunque non più sottoterra. Quindi le catacombe sono diventati luoghi di pellegrinaggio. Venivano da tutti i Paesi per chiedere l’intercessione dei martiri”. Dopo il periodo dei barbari, segnato dal saccheggio delle catacombe, arrivò il momento in cui i papi decisero di “prendere le reliquie e portarle in città. Nel nono secolo la catacombe di Santa Priscilla è stata completamente abbandonata. È stata ritrovata nel sedicesimo secolo: si dice che qui c’era una vigna e che il contadino volesse spostare le pietre. Così scopri la catacombe”.
Quella di Santa Priscilla, che contiene tra l’altro una delle prime raffigurazioni della Madonna, è una delle sette catacombe di Roma aperte al pubblico (su 50 presenti). Dopo la Messa nella Basilica di San Silvestro, i pellegrini andranno nella Basilica di Santa Maria Maggiore, attraversando la sua Porta Santa.
(dall’inviata di Vita Trentina Marianna Malpaga- foto Gianni Zotta)
Roma, 31 marzo – È l’arancione, il colore della vitalità e dell’entusiasmo, la tonalità scelta per il pellegrinaggio giubilare della Diocesi di Trento. I trecento pellegrini, provenienti da tutte le valli del Trentino e arrivati a Roma con sei pullman, si distinguono tra la folla di piazza San Pietro per il colore dei foulard che indossano.
Dopo la Messa di apertura appena giunti, domenica, a Roma nella basilica giubilare di San Paolo fuori le Mura, nella mattinata di lunedì 31 marzo, nella Basilica di San Pietro, l’arcivescovo Lauro Tisi ha presieduto la Santa Messa accanto ad altri sacerdoti trentini, tra cui don Giulio Viviani, don Mattia Vanzo, don Daniel Romagnuolo, don Paolo Vigolani e don Enrico Conci. La celebrazione è stata ospitata all’altare della Cattedra, in prossimità del baldacchino di San Pietro, il cui restauro è stato completato a fine 2024. E ancora oggi, a fine marzo, si osserva il paziente lavoro di alcuni operai che lavorano ai lati del manufatto.
“In questo momento vogliamo stringerci attorno a papa Francesco, chiedere per lui salute e vita e per noi di accogliere la sua parola”, ha ricordato monsignor Tisi.
Mercoledì 2 aprile verrà consegnata al cardinale Pietro Parolin, e non al pontefice, che ha davanti a sé mesi di convalescenza a Santa Marta, la croce giubilare ideata dagli studenti delle classi seconde del Centro di Formazione Professionale Enaip di Tesero.
“La Chiesa deve smetterla di cercare parole altre. La Parola è già stata detta. Si chiama perdono, dono di sé, lavanda dei piedi, vita che passa per abbracci, incontri e sorrisi. Non di pane vive l’uomo, ma di incontri e relazioni. E se ieri vi dicevo che prendersi cura degli altri dona libertà, oggi vi dico che ritenere l’altro una risorsa dona libertà”, ha detto ancora l’arcivescovo Lauro. “Abbiamo tutto, abbiamo il Signore risorto, ma tristemente crediamo di non avere niente. Qui, nella chiesa di Pietro, ripeto Signore tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene”.
(dall’inviata di Vita Trentina Marianna Malpaga- foto Gianni Zotta)