“Nella grotta di Betlemme viene al mondo la libertà”. Così l’arcivescovo Lauro, nell’omelia della solenne Messa di Natale in cattedrale, animata dalla Cappella musicale del Duomo e trasmessa in diretta streaming e TV. Una libertà che si manifesta mentre, in parallelo al censimento evangelico all’epoca della nascita di Gesù, è in atto secondo Tisi un “censimento silenzioso delle nostre vite” dove “nonostante le leggi sulla privacy siamo – denuncia l’Arcivescovo – tutti contati, schedati, profilati”, vittime degli algoritmi digitali capaci di captare “i nostri desideri, attese e interessi” per sottoporre “alla nostra attenzione notizie, informazioni, proposte commerciali”.
La libertà donataci nel Natale per monsignor Tisi “ha i tratti di un Dio che entra nella Storia dalla periferia del mondo, trasformandola in terreno libero, dove assaporare la gioia”. “I passi della gioia – precisa l’Arcivescovo – sono legati all’attitudine a ritrarsi e fare spazio, a rendersi vulnerabili, a lasciarsi incontrare”. “Tuttavia – argomenta don Lauro –, le tenebre in cui siamo immersi – le troppe guerre, la crisi ambientale, la pandemia con le sue ferite ancora aperte – sembrano essere una clamorosa smentita della forza custodita nella grotta di Betlemme”. Infatti, “continuiamo sostanzialmente a credere che i problemi si risolvono con la logica della guerra e delle prove di potenza. La guerra prima di essere fuori di noi è dentro di noi”. “Chi vive nella gioia – ecco la provocazione del Natale secondo don Lauro – non si sottrae alla sfida di scegliere, non si accontenta delle vie di mezzo, non si lascia stordire dal grido del più forte, non permette che la propria agenda sia dettata dagli algoritmi”.
Il Natale è, dunque, l’”occasione per smascherare le trame di guerra che ci abitano e per intraprendere il viaggio della libertà”. Per scegliere l’unica opzione davvero vitale: “fare spazio, incontrare, ascoltare”, l’unica in grado di produrre “pace, gioia, libertà, dono del Salvatore nato a Betlemme”.
In avvio della solenne Messa natalizia don Lauro ha detto di voler portare “al Bambino di Betlemme le lacrime delle donne ucraine che ho incontrato questa notte e lo sguardo smarrito dei loro figli. In loro vedo tutto il popolo ucraino, che celebra questo Natale senz’acqua, senza luce, in preda alle bombe e alla guerra”. L’Arcivescovo ha voluto poi affidare al Bambino di Betlemme anche “le comunità di Giovo, che questa notte hanno gremito il palazzetto dello sport e mi hanno riempito di gioia per la presenza di tanti ragazzi e tanti bambini”. “L’anno scorso – ha ricordato Tisi – don Beppino li lasciava, affidando loro solo il Vangelo. Quest’anno, camminando con il Vangelo, ci hanno dato una grande lezione di vitalità. Saranno loro ad animare la celebrazione serale del primo dell’anno”.
Monsignor Tisi ha mandato un saluto anche ai carcerati, che ha incontrato domenica scorsa, quando ha celebrato una Messa nella casa circondariale di Spini di Gardolo. “Vivono in queste ore in maniera particolarmente dura il distacco dai propri affetti, soprattutto per chi ha i cari lontani nel mondo”, ha ricordato Tisi, che ha portato al Bambino di Betlemme anche “il volto dei senza dimora e dei migranti presenti sul nostro territorio, a cui diamo sempre troppa poca accoglienza”.
Foto: G. Zotta
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