Nella cattedrale di Trento ancora a porte chiuse (e così almeno fino al 3 maggio) l’arcivescovo Lauro Tisi ha presieduto la s. Messa della seconda domenica di Pasqua (detta anche “domenica in albis” o “festa della misericordia”) che è stata trasmessa in streaming.
Iniziando la celebrazione, don Lauro ha avuto un ricordo particolare per i fratelli e le sorelle ortodossi, che oggi celebrano la Pasqua, con un saluto particolare per i fedeli che vivono in Trentino (VEDI IL MESSAGGIO DI AUGURI DEL VESCOVO LAURO). Quindi, sempre in avvio della celebrazione, una menzione particolare da parte di don Lauro per tutti i bambini e ragazzi costretti a rimanere in casa dallla pandemia, chiedendo una preghiera particolare per loro, costretti a rinunciare all’incontro e alla vita sociale, per loro particolarmente importante.
Nel commentare il Vangelo di Giovanni che narra della manifestazione di Gesù risorto ai discepoli impauriti, don Lauro paragona quell'”essere bloccati in casa dalla paura” alla situazione che anche noi, oggi, stiamo vivendo: “Anche noi viviamo un’analoga situazione: bloccati in casa, speriamo che si attenui la pandemia. Le nostre comunità, come quella del cenacolo, sono attraversate da grande timore, poca fiducia e tanta incertezza“.
“In questo clima così fragile -ha analizzato don Lauro- si nasconde forse la “madre” di tutte le paure: la paura di noi stessi, accompagnata dalla fatica di aprirci alle novità. Questa paura viene da lontano, ben prima di questa emergenza così pesante che vorremmo provare ad esorcizzare, sperando che sia solo un brutto sogno. Ma ecco la buona notizia: il Risorto, in modo assolutamente inaspettato, varca le porte chiuse e sta in mezzo a noi. Non ai margini, ma in mezzo alle nostre paure, ai nostri rimorsi, alla nostra vita. Il suo ‘Pace a voi’ non è un semplice augurio o una promessa, ma una certezza. Pace sui nostri timori, sui nostri sensi di colpa, sui sogni non raggiunti, sulle insoddisfazioni che scolorano i giorni”.
L’Arcivescovo invita quindi a “rileggere con il Risorto i fatti di questi giorni“, per concludere che “anche la gloria dell’uomo ha nell’amore il suo habitat. Lo documentano le storie di tenerezza e di commozione che – oltre al dolore estremo per chi non ce l’ha fatta – narrano un ritorno alla vita, accolto con un entusiasmo tale da suscitare perfino l’applauso”.
L’invito finale di monsignor Tisi è a “mostrare attraverso di noi il Risorto. Non lasciamoci scappare l’occasione di illuminare quest’ora drammatica con una vita credibile e affidabile”.