Il santuario della Madonna di Senale, in alta Val di Non, appena varcato il confine tra Trentino e Alto Adige, ha fatto da cornice lunedì 1° luglio al tradizionale incontro dei missionari trentini rientrati momentaneamente in terra d’origine per un periodo di riposo estivo.
Pur con numeri in calo e il crescere dei capelli grigi, una quarantina tra missionarie e missionari (compresi gli ex ora parroci in Diocesi) sono saliti in pullman all’antico luogo di preghiera mariano. Ad accompagnarne la trasferta, oltre al personale del Centro Missionario coordinato dal delegato don Mauro Leonardelli (presente pure il predecessore don Cristiano Bettega), anche tre vescovi missionari: monsignor Adriano Tomasi, ausiliare emerito di Lima in Perù, monsignor Mariano Manzana, vescovo emerito di Mossorò in Brasile, già missionario fidei donum e direttore del Centro Missionario e monsignor Giuseppe Filippi, vescovo emerito di Kotido (Uganda), mentre l’arcivescovo Lauro Tisi ha raggiunto il gruppo per presiedere la Santa Messa al santuario. “Chiediamo – ha esordito – che questa giornata diventi un rendimento di grazie per tutto il bene che la nostra Chiesa è riuscita a portare nel mondo per merito vostro”.
Siete frammenti di Cristo
Dopo aver sottolineato l’unità con l’ospitante diocesi di Bolzano-Bressanone (anche grazie all’amicizia con il vescovo Ivo) e ringraziato i confratelli vescovi presenti (oltre all’emerito Bressan) che quest’anno celebrano importanti giubilei (vedi Articolo sul patrono San Vigilio), don Lauro ha valorizzato la felice memoria liturgica, in questo 1° luglio, del beato trentino Antonio Rosmini per invitare tutti a “sentire che la sua testimonianza è per noi invito forte ad avere come unico riferimento il Vangelo”. “Per Antonio Rosmini, la sua produzione filosofica e teologica poteva essere cancellata; quello che più gli premeva era che non sparisse l’Istituto della Carità, la sua opera più preziosa”.
Don Lauro precisa: “Non carità nel senso che noi andiamo indicando: servizio, organizzazione di opere per i poveri. Ma carità intesa come il vivere la vita stessa di Gesù Cristo. La notizia per tutti noi è che ognuno di noi può diventare un frammento importante di Cristo, grazie alla potenza dello Spirito. È lo Spirito l’autore di tutta l’attività evangelizzatrice e missionaria della Chiesa”. “In questo luogo di fede mariana, sentiamo come la missione è sulle spalle dello Spirito Santo. Quello che avete realizzate e siete, la vostra inquietudine missionaria, – sottolinea Tisi con affetto e stima – è un miracolo dello Spirito che vi ha consentito di mandare in onda un frammento della luce di Cristo“.
Non testimoni solitari ma promotori di comunità
“Frammento – ribadisce don Lauro – perché ognuno di noi è tessera di un mosaico: non c’è autentica testimonianza solitaria, non ci può essere accreditamento di Cristo, senza comunione e comunità”. Una verità attestata anche dal Vangelo odierno: “Con quell’amatevi gli uni gli altri, giocate – commenta don Lauro – la partita dell’unione e dell’incontro”, “Cristo – aggiunge – genera la comunità. La Chiesa, come ribadiva don Piergiorgio Piechele (teologo e compianto rettore del seminario, n.d.r.), è una dilatazione dell’umanità di Gesù. Se c’è il radicamento in Cristo, perfino le botte che prendi dai fratelli non spaccano la comunione. Diviene una comunione crocifissa, ma feconda, come è stata la vita di Rosmini: un uomo crocifisso dalla sua stessa Chiesa, divenuto Vangelo vivo”.
La giornata, pur segnata da pioggia e temperatura rigida, è proseguita con il pranzo comunitario e con un fraterno confronto pomeridiano, per rinnovare nella condivisione e nello spirito di comunione , nonostante l’età e le gambe che talora vacillano, quell’entusiasmo che continua ad aprire pagine nuove nelle ricche biografie dei tanti trentini, testimoni del Vangelo nel mondo.
FOTO ZOTTA
Ampio servizio con le voci dei protagonisti nel prossimo numero di Vita Trentina .