Dal 23 al 29 gennaio si riuniscono a Maceiò nel Nord-est del Brasile missionari e missionarie di origine trentina, operanti in vari contesti dell’America Latina. L’ultimo appuntamento con la loro “Settimana Latinoamericana” risale al 2017. “Lo stile – precisa il delegato dell’area annuncio don Cristiano Bettega, presente in Brasile con una delegazione del Centro missionario diocesano – vuole essere il più possibile sinodale: il desiderio è quello di guadagnare un sguardo il più possibile ampio sui temi che Trento ha messo al centro dell’attenzione, ovvero donne, giovani, periferie esistenziali: uno sguardo, quindi, che possa scavalcare l’Atlantico, a partire dal fatto che le missionarie e i missionari partiti dalla nostra terra alla nostra terra continuano a sentirsi legati, così come noi ci sentiamo legati a loro, ovunque essi siano”.
Ciascuna riflessione relativa ai tre macro-temi prevede un collegamento dei missionari con alcune voci trentine, via via significative per gli argomenti trattati. Sarà così chiamato in causa il Gruppo di coordinamento sinodale e, primo fra tutti, il vescovo Lauro: sarà lui a iniziare virtualmente la settimana di lavoro latinoamericana con un video di saluto e di mandato missionario (vedi sotto), e sarà ancora lui a concluderla, la sera di venerdì 27 gennaio alle 20.00, con un momento di preghiera transoceanica, al quale tutta la comunità ecclesiale trentina sarà invitata (il link sarà pubblicato sul sito diocesano e l’invito è realmente aperto a tutte e tutti).
“Durante la settimana di lavori – precisa ancora don Cristiano – prevediamo anche un collegamento con tutte le missionarie e tutti i missionari trentini sparsi nel mondo, con l’intenzione di allargare il più possibile lo sguardo e anche perché non è da escludere che un incontro analogo a quello con i trentini latinoamericani lo si possa fare un giorno anche con chi sta in Africa o altrove”.
Il sito diocesano e Vita Trentina (cartaceo, web e social) seguiranno da vicino questa settimana di lavoro, perché a ciascuna e a ciascuno sia data la possibilità di sentirsi parte di una Chiesa che ha confini molto più grandi di quelli del nostro territorio. “Una Chiesa che, pur chiusa tra le montagne, ha sempre saputo – conclude don Bettega – coltivare orizzonti vastissimi”.