Migrazioni, Naso: “L’accoglienza è un tratto essenziale della nostra identità cristiana”

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A Trento doppio incontro - pubblico e con i preti - con il docente della Sapienza

“Le migrazioni non sono certo un fatto nuovo. Accadono dall’inizio della storia dell’uomo. Qual è la novità? Il fatto che a spostarsi siano masse imponenti di persone nella direzione sud-nord.  Ci si muove dalla povertà allo sviluppo, dall’indigenza all’opulenza”. Paolo Naso, docente di Scienza Politica alla Sapienza di Roma, parte da questo presupposto nella sua duplice riflessione trentina sulle sfide derivanti dal fenomeno migratorio. Lo ha sottolineato nella serata pubblica di mercoledì 19 e incontrando i preti nella mattinata successiva, sempre nell’aula magna del Seminario. “La chiave di lettura è quella dell’ospitalità nella società globale” ribadisce Naso, coordinatore del progetto Mediterranean Hope e della commissione studi dialogo e integrazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).

Partendo dal capitolo 25 di Matteo (“avevo fame, ero forestiero…”) ma citando a piene mani anche l’Antico Testamento e intrecciandoli con testi laici a cominciare dalla Costituzione , Naso ha documentato una teologia che “necessariamente rimanda a processi politici”. Il tema decisivo si ritrova secondo il docente nell’ammissione che oggi “l’accoglienza è un tratto essenziale della nostra identità cristiana. Per la sua immediatezza e concretezza. Invece l’accoglienza fa paura perché noi temiamo che essa implichi una riduzione del nostro stile di vita, il dover rinunciare a qualche privilegio o almeno così ci viene raccontato”.

Paolo Naso a Trento (Seminario)

“L’Italia e l’Europa si sono trasformate in una gigantesca fortezza. Questo deve porre problemi alla nostra coscienza“. Naso ricorda i corridoi umanitari (anche con il Trentino) avviati per i profughi siriani frutto del lavoro delle chiese cristiane. “Per una volta ci siamo rimboccati le maniche”.

“Di fronte al cinismo politico serve la radicalità della parola biblica che non è un’idea etica. Suggerisce infatti non qualcosa di buono ma di giusto“. Giusto e, a detta di Naso, anche socialmente conveniente per garantire la convivenza civile: “Per te è più giusto che l’Italia si trasformi in un Paese più ampio, più coeso e più giusto oppure è meglio che chi è già immigrato da più generazioni o vorrebbe migrare da noi stia ai margini e mediti un atteggiamento di contrapposizione con la società italiana?” Questa – secondo Naso – resta la domanda cruciale da porsi.