“Da parte nostra c’è la volontà di trovare un accordo e gestire le problematiche relative all’accoglienza comunque nella direzione auspicata” queste le parole del presidente Maurizio Fugatti al termine dell’incontro con i rappresentanti dell’Arcidiocesi di Trento e del Centro Astalli in merito alla possibilità di proseguire il progetto di accoglienza già in atto in strutture di proprietà di congregazioni religiose a Trento e Rovereto e sul territorio in affiancamento ai centri di prima accoglienza, garantendo comunque i requisiti richiesti dal decreto ministeriale. La Provincia, rappresentata nell’incontro di questo pomeriggio, oltre che dal presidente Fugatti e dal vicepresidente Tonina, dal direttore Generale Paolo Nicoletti, dal responsabile del Dipartimento Salute e Politiche Sociali Michele Bardino e dal referente del Cinformi Pierluigi La Spada, sta lavorando di pari passo con le valutazioni tecniche e progettuali di Diocesi e Centro Astalli, con i qualI è stato trovato un punto di convergenza per permettere nei prossimi mesi il compimento graduale del percorso di accoglienza. Al tavolo hanno partecipato don Cristiano Bettega e Roberto Calzà, rispettivamente Delegato dell’Area Testimonianza e Impegno sociale e Referente per la pastorale missionaria e delle migrazioni della Diocesi di Trento, Stefano Graiff e Stefano Canestrini, rispettivamente presidente e coordinatore del Centro Astalli Trento.
Assieme a queste valutazioni, sulle quali ci sarà un aggiornamento la prossima settimana, è stato accennato il tema della permanenza a Lavarone di alcune donne che hanno trovato già un lavoro in zona e per le quali il trasferimento non consentirebbe il prosieguo dell’occupazione. Il presidente ha confermato che la Provincia, in accordo con il comune di Lavarone, interverrà per consentire alle 7 donne occupate di non perdere il posto di lavoro, mantenendo i costi previsti, grazie al fatto che la Diocesi ha messo a disposizione la canonica di Lavarone Cappella gratuitamente per l’alloggio
“Abbiamo individuato una soluzione che non cancella del tutto l’esperienza di integrazione realizzata a Lavarone. Mi auguro si possa anche in futuro percorrere ogni strada possibile per offrire ai richiedenti protezione internazionale accoglienza da parte delle nostre comunità”. Così l’arcivescovo Lauro commenta la notizia dell’accordo tra Diocesi di Trento, amministrazione comunale di Lavarone e Provincia Autonoma (Cinformi) – all’interno del più ampio e interlocutorio confronto pomeridiano –, grazie al quale potranno rimanere sull’altopiano sette delle ventiquattro migranti di cui era stato disposto il trasferimento. Per queste sette profughe, venuta meno la struttura che le ospitava, la Diocesi, come ricordato, ha messo a disposizione gratuitamente la canonica di Lavarone Cappella.
Un’altra canonica, quella di Fraveggio, in valle dei Laghi, si prepara ad aprire le porte a un gruppo di pachistani (quattro per ora), in possesso del permesso di soggiorno per motivi religiosi, finora ospitati dalla Diocesi a Trento. La comunità di Fraveggio, coordinata dal parroco, sta definendo le modalità di accoglienza. Un primo incontro si è svolto nella serata di ieri.
Sul tema dell’accoglienza l’arcivescovo Lauro aveva preso posizione più volte negli ultimi mesi, invitando la comunità cristiana ad aprire le porte: “Chi non ospita rinuncia a vivere” spronava in cattedrale a inizio anno nella Solennità dell’Epifania. Pochi giorni fa, nella Messa delle Ceneri, sempre in Duomo, un nuovo appello: “La paura dell’altro genera scontro, la persona forte non teme l’incontro. La Chiesa è chiamata ad uscire in mare aperto”