“Ed era notte”. (Gv 13,30). Non facciamo fatica in questi giorni a riconoscerci dentro l’immagine della notte. L’evangelista Giovanni annota queste parole dopo che Giuda è uscito dalla sala dove si svolgeva l’ultima cena. Lo zoom di Giovanni si ferma su due personaggi: Giuda e Pietro; sono il nostro specchio: il primo tradisce e il secondo rinnega. Ma entrambi si sono sentiti “traditi” da Gesù. Gesù ha tradito le loro aspettative: si aspettavano un Gesù potente, liberatore del popolo dalla dominazione straniera; invece vedono un uomo che non si difende, debole, oppresso. E’ la stessa delusione dei discepoli di Emmaus : “Noi speravamo che…”.
E Pietro dice il vero quando afferma: “Non lo conosco quell’uomo”. Lui si era fatta un’altra idea su Gesù. Conosceva il Gesù che moltiplicava il pane, che risuscitava i morti, che tutti acclamavano, non quel Gesù deriso, flagellato, condannato a morte. È facile anche per noi sentirci “traditi” da Gesù. Ma Lui non ha mai detto di essere venuto a “risolvere” i nostri problemi. Lui è la luce, ma non elimina le tenebre, semplicemente le illumina; non ha avuto la pretesa di cambiare il mondo, ma di illuminarlo. In quella notte di tradimento ha fatto conoscere agli uomini l’anti-virus più potente: l’amore per chi lo tradisce e lo rinnega. È il massimo bene che vince il massimo male. E questo amore fino alla fine, più grande di ogni male, raggiunge anche oggi ogni uomo. Dio in Gesù ci ama non perché lo meritiamo, ma perché ne abbiamo bisogno. Questo amore è la medicina che risana le nostre più tremende malattie, che ci fanno regredire fino al punto di diventare indifferenti nei confronti dei fratelli. Riusciremo a riconoscere che ci sono virus molto più mortali e tremendi che non il covid-19, ma dai quali, forse, non ci siamo mai premuniti di difenderci?