“Maria è una donna abitata dalle domande. Spesso le nostre domande sono retoriche, non hanno spazio per ascoltare le risposte. La bellezza della donna di Nazaret è che pone domande ma ha il coraggio di attendere le risposte. Attenzione a quando muore l’attesa!”. Così l’arcivescovo Lauro nella Messa in Santa Maria Maggiore per la solennità dell’Immacolata, la sera di domenica 8 dicembre.
“Nella principale basilica mariana della Diocesi, don Lauro ha commentato il racconto evangelico dell’Annunciazione. “Il Dio cristiano – ha esordito – è il Dio della storia e non il Dio delle filosofie o dei riti. E il rito ha senso solo se è abitato dalla storia”.
“L’angelo Gabriele, letteralmente forza di Dio, dice – sottolinea l’Arcivescovo – come prima parola ‘rallegrati!”’: e così abbiamo l’elemento per andare a misurare la forza. Forte è l‘uomo e la donna che lavora per rendere felice l’altro, gioisce perché l’altro esiste e cresce: questa è operazione di forza! La cosa più difficile è gioire per il bene dell’altro. Ma quando lo faccio sto bene. Per contro, se agisco in competizione e per rivalità mi porto a casa ansia e stress e prima o poi cado”.
Maria, disposta a diventare incontro, si scopre amata
Don Lauro coglie nelle parole di Maria in risposta all’angelo – “Sono la serva del Signore!” – la disponibilità a “diventare incontro. Ad essere in uscita, dono, ad esistere accreditando l’altro”. “La gioia di Maria – aggiunge monsignor Tisi – la troviamo nel fatto che lei si scopre amata. Anche lei prova paura, nessuno ne è privo, la paura appartiene all’umano. La madre di ogni paura è il timore di non trovare casa presso qualcuno che mi voglia bene, attraverso il quale poter esistere come amato. Alla fine, a liberarti dalla paura è un volto che ti sorride, ti custodisce, ti ama. E a tua volta poi riesci a incontrare e custodire il volto di un altro”.
“La notizia – conclude l’Arcivescovo – è che siamo amati, gratis e comunque. E la prova di questo amore gratuito l’abbiamo frequentando l’umanità di Cristo. Dobbiamo studiare l’umanità del Nazareno – spesso liofilizzato in tante nostre narrazioni spirituali – per portarci a casa la notizia che siamo amati”.
Essere come bambini, con il coraggio di attendere
Infine un accenno ai bambini: “Gesù dice che il Regno appartiene ai bambini. I bambini più sono piccoli, più hanno domande a cui non sappiamo rispondere. Chiediamo di diventare bambini, abitati dalle domande e dal coraggio di attendere. L’amore – come attesta il Cantico dei Cantici – si nutre di attesa e di apertura alla sorpresa e all’altro come novità”.