A Sanzeno l’evento diocesano per l’ottobre missionario. “Le ceneri dei martiri inizio della missione della nostra Chiesa”. Il saluto dei missionari trentini dai 5 continenti

bookmark

foto Carlo Bertagnolli

In un luogo simbolico, la Basilica di Sanzeno dedicata ai martiri missionari –Sisinio, Martirio ed Alessandro– primi annunciatori del Vangelo insieme al vescovo Vigilio in terra trentina, domenica 25 ottobre il vescovo Lauro ha guidato la celebrazione più rilevante dell’ottobre missionario. Un evento di respiro diocesano, per richiamare le origini e la vocazione missionaria della Chiesa trentina.

La giornata si è divisa in due momenti: al mattino la santa messa, presieduta dall’arcivescovo Lauro assieme a don Cristiano Bettega, delegato vescovile dell’Area Testimonianza e Impegno Sociale dell’Arcidiocesi, a padre Giorgio Silvestri, parroco di Sanzeno e rettore della Basilica, e don Renato Scoz; al termine della messa sono stati trasmessi cinque messaggi da altrettanti missionari trentini nel mondo. Nel pomeriggio invece padre Ioan Lupastian, della parrocchia ortodossa romena, ha celebrato il vespro ortodosso.
Una giornata che dunque ha richiamato il tema missionario anche in chiave ecumenica.

“Abbiamo pensato -ha ricordato don Cristiano Bettega- di dare una tonalità missionaria ed ecumenica al mese missionario ricordando Sisinio, Martirio e Alessandro, arrivati come missionari fino a noi. Il loro esempio ci spinge ad essere missionari a nostra volta, a testimoniare il Vangelo con la nostra vita”.

Il vescovo Lauro ha voluto riservare un ricordo particolare a Davide Chini, giovane di Taio scomparso tre anni fa: “Aveva un sogno -ha ricordato Tisi- quello di realizzare una fattoria, che ora è aperta in Kenia per sostenere gli orfani di Mitungu. Mi piace riportare una bellissima frase che Davide usava: “Dio affida le battaglie più difficili ai soldati migliori”. Alla famiglia di Davide rinnovo la mia vicinanza: la sua vita è diventata fecondità in Kenia”.

L’arcivescovo poi nell’omelia ha posto l’accento all’origine missionaria anche della Chiesa trentina: “Paolo scrive ai cristiani di Tessalonica e li loda perché la loro modalità di vivere il Vangelo ha fatto sì che questo si diffondesse dappertutto. Mi commuove pensare che le parole di Paolo possono essere usate per la nostra Chiesa, partita da qui, dalla testimonianza dei tre martiri. Da qui la Parola si è diffusa dappertutto e nel volto di tanti nostri missionari ha raggiunto tutte le latitudini. Le ceneri dei martiri sono l’inizio della nostra Chiesa: invito tutti a tornare qui per ricordare com’è partita la nostra Chiesa, con la credibilità di tre uomini che vivevano il Vangelo. Questo è per noi speranza e futuro“.

“Oggi per la nostra Chiesa -ha proseguito il vescovo- più che alle parole di Paolo, dobbiamo far riferimento alle parole dell’Apocalisse (“Ho da rimproverarti che hai perso l’amore di un tempo”). L’amore delle origini, in questo momento, non ce l’abbiamo. Non abbiamo l’adrenalina dei tre martiri, siamo stanchi, siamo seduti. Oggi sono qui per far ripartire l’entusiasmo e l’adrenalina dei martiri nella nostra Chiesa, che a forza di pensare di essere al massimo della perfezione, non ha più fiducia nelle sue possibilità. Invece che pensarsi Luna, peccatrice e umile, la Chiesa si è pensata troppo spesso Sole, che emana luce e perfetta: ma questa è un’occasione per convertirci, tornare Chiesa in cammino verso il suo Signore. Per non usurpare il nome di Dio, la terapia è amare il prossimo, vivere la fraternità. Tu ami Dio quando ti fai carico del tuo prossimo, in particolare dei più poveri. Chi ama Dio non evade dal mondo, ma ha un grembiule, considera gli altri fratelli e sorelle, ha le mani calde di chi si prende cura delle ferite dei suoi fratelli. I cristiani scoprono che Dio ama l’uomo, che Dio perdona, raccoglie il peccatore e da questo incontro diventano essi stessi, come i tre martiri, protagonisti di amore, di servizio e di dono”.

Sono stati trasmessi poi i messaggi di padre Fabio Garbari, gesuita di Trento, in Bolivia; Nicoletta Gatti, di Rovereto, insegnante in Ghana; padre Stefano Conotter, carmelitano di Trento, a Bruxelles; Anna, focolarina di Trento in Nuova Zelanda e Serena e Isabella, della comunità di Tavodo, in Cappadocia.

Nel pomeriggio, padre Ioan Lupastian assieme ad una delegazione della comunità romena ha celebrato il vespro ortodosso: “Dobbiamo ancora capire -il suo pensiero al termine della celebrazione- che siamo nelle mani di Dio, che ci accompagnerà in questo duro momento della storia. Ci è difficile essere costretti a subire limitazioni, chiuderci in noi stessi e dialogare con Dio e pregare con lui. Preghiamo i santi martiri perché ci diano la loro forza nella fede, per essere noi stessi portatori di fede”.

(Foto di copertina Carlo Bertagnolli)


RIVEDI QUI LA CELEBRAZIONE DELLA MESSA CON LA TESTIMONIANZA DEI MISSIONARI


RIVEDI QUI LA CELEBRAZIONE DEL VESPRO ORTODOSSO