“L’abuso affonda le sue radici nel culto del ‘sé’, che porta a vedere l’altro come una propria proprietà. Quel culto del sé che non ascolta, non vede, semplicemente si muove per possedere”. Così l’arcivescovo Lauro nella Veglia di preghiera in cattedrale, la sera di lunedì 18 novembre, nella IV Giornata per le vittime e i sopravvissuti agli abusi sul tema “Ritessere fiducia“.
Animata dal coro Benedicat e guidata da don Alessandro Aste, referente del Servizio Diocesano Tutela Minori, la Veglia ha avuto come filo conduttore biblico le pagine di Genesi con la storia di Giuseppe gettato dai fratelli nella cisterna e venduto ai mercanti e quindi riabilitato in Egitto grazie alla sua capacità di interpretare i sogni.
Ecco i “verbi” dell’abuso, frequentati da uomini vestiti di autorità spirituale
“Nella pagina biblica dell’episodio di Giuseppe noi ritroviamo i verbi dell’abuso: afferrare, gettare, comprare e vendere, mentire“, ha sottolineato don Lauro nella sua riflessione. “Nell’icona di Giuseppe rivedo il volto di tutti gli uomini e le donne abusati all’interno della Chiesa. Chiediamo a Dio che tutta la Chiesa prenda coscienza che al proprio interno questi verbi – afferrare, gettare, usare – sono stati frequentati da uomini vestiti di autorità spirituale, i quali da agnelli, da persone che dovevano essere persone che si prendevano cura, si sono tramutate in lupi rapaci che hanno devastato, rubato, demolito la vita, tolto l’identità”. L’Arcivescovo si è detto poi convinto che “per ripartire, per provare a far sì che i nostri ambienti siano ambienti non abitati da questi verbi di morte, non basta, come questa sera, riconoscere il male che abbiamo commesso e che ha segnato il corpo ecclesiale”.
Serve, secondo, monsignor Tisi, andare “oltre l’ammissione della colpa. Innanzitutto provando a smontare quelle strutture ecclesiali che vanno a rinforzare il culto del sé“, quella deformazione per cui “quando una persona ricopre l’autorità religiosa smette talora di rispondere di sé ed entra in un mondo dove la risposta alle proprie responsabilità è lasciata in disparte, per invece entrare dentro logiche di mondi separati dove sostanzialmente, alla fine, tutto è possibile“.
“Credo allora che sia imprescindibile – aggiunge Tisi – , se vogliamo recuperare un po’ di credibilità, che ci adoperiamo per dar voce alle vittime implementando processi concreti che permettano a chi ha subito violenze di essere ascoltati, creduti e accompagnati nel far venire alla luce le loro ferite indelebili. E qui, mentre ringrazio il nostro Centro di ascolto, il Tavolo degli esperti, don Alessandro, per il grandissimo lavoro che stanno facendo, dico che è tutta la comunità che deve farsi carico di questo”.
“Dobbiamo imparare – ha concluso don Lauro – a diventare uomini e donne che si fermano sulla soglia e che lavorano per far esistere gli altri”.
Le grande invocazione: “Ti consegniamo la vergogna e il rimorso”
“Preghiamo il Signore perché conceda pentimento ai peccatori, rialzi i piccoli dallo scandalo, guarisca le divisioni nella sua Chiesa”, recitava una delle preghiere pronunciate in Duomo, prima dell’Intensa invocazione finale proposta dalla Chiesa italiana a tutte le comunità:
Padre, fonte della vita,
con umiltà e umiliazione ti consegniamo la vergogna e il rimorso
per la sofferenza provocata ai più piccoli e ai più vulnerabili dell’umanità
e ti chiediamo perdono.
Signore Gesù, Figlio venuto a rivelare la misericordia del Padre,
ti affidiamo tutti coloro che hanno subito
abusi di potere, spirituali e di coscienza, fisici e sessuali,
le loro ferite siano risanate dal balsamo
della tua e della nostra compassione,
trovino accoglienza e aiuto fraterno,
i loro cuori siano avvolti di tenerezza e ricolmi di speranza.
Spirito Santo, fuoco di amore,
ti preghiamo per le nostre comunità ecclesiali,
chiamate ad impegnarsi in un discernimento profondo
sulle proprie omissioni e inadempienze,
siano case accoglienti e sicure e si rafforzi l’impegno di tutti
per tutelare i più piccoli e vulnerabili.
Trinità Santa, fonte di comunione e di tenerezza,
aiutaci a spezzare le catene della violenza e della colpa,
squarcia i nostri silenzi e facci ascoltare le grida di dolore
delle vittime di abusi e delle loro famiglie,
aiutaci ad accompagnarli facendo verità fino in fondo
nel cammino della giustizia e della riparazione,
affinché anche dal buio della terra, minacciata dal peccato,
ma avvolta dalla luce della Pasqua,
germoglino semi di guarigione e di rinascita.
Perché la vita del Regno si manifesti in noi.