Su chi o che cosa scommettiamo la nostra vita? Preferiamo tirare a sorte, sfidando la fortuna come capita a sempre più persone alle prese con la piaga del gioco d’azzardo (con i suoi 140 miliardi di euro spesi in un anno in Italia), o immaginiamo il nostro presente e il nostro futuro come progetto e attesa? A chi crediamo veramente?
Sono le domande da cui prende le mosse la nuova Lettera alla comunità dell’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, dal titolo “La scommessa”, diffusa in occasione del patrono, San Vigilio. La Lettera è stata consegnata personalmente da don Lauro alle autorità presenti in Cattedrale per il solenne pontificale e quindi distribuita ai fedeli al termine della celebrazione.
A fronte della provocazione iniziale, don Lauro con “La scommessa” sprona ad alimentare un atteggiamento ormai raro, in epoca di disillusioni diffuse: la fiducia. “La mia proposta – spiega l’Arcivescovo, presentando il testo in Cattedrale – è quella di tornare a fidarci: di noi stessi, degli altri, di Dio. Soprattutto a scommettere sul Dio di Gesù di Nazaret”. “Nelle mani scheggiate del falegname di Nazaret – argomenta monsignor Tisi – c’è realmente la stupenda documentazione della scommessa di Dio sull’uomo e della concreta possibilità per l’uomo di fidarsi di Dio”, un “Dio innovativo e convincente, in grado di parlare anche alla post-modernità”. “Non si tratta – precisa Tisi – semplicemente di scommettere sull’esistenza di Dio. Ma di farlo alla luce del suo vero DNA: la mitezza. È una tesi forse poco praticata dalla teologia, ma di una potenza inaudita: il Dio cristiano esiste come Dio mite”.
La mitezza, a detta dell’Arcivescovo, non si traduce in un “atteggiamento remissivo” ma è piuttosto “l’espressione di potenza di chi, lontano da ogni violenza, non si impone, ma si apre all’altro e crea le condizioni perché l’altro possa esistere”.
Nelle agili pagine de “La scommessa”, don Lauro porta ad esempio di mitezza il compianto don Renzo Caserotti, “prete – spiega l’Arcivescovo – che si è lasciato plasmare dalla Parola di Dio e dal quale io per primo ho ricevuto una straordinaria testimonianza di fede nella Risurrezione”.
Monsignor Tisi ricorda poi un personaggio trentino forse poco noto pur essendo in odore di santità: Alfredo Dall’Oglio nativo di Borgo Valsugana, emigrato in Francia all’età di tre anni, molto attivo nella Gioventù operaia cattolica, per questo deportato in Germania e deceduto in un campo di concentramento a soli 23 anni. Di lui la Chiesa francese ha avviato il processo di beatificazione come martire della persecuzione nazista in odium fidei. “Desidererei che la sua figura – è l’auspicio di don Lauro – fosse studiata e fatta conoscere anche in Trentino”.
Nella conclusione del testo monsignor Tisi riprende l’episodio evangelico con cui Gesù sprona i discepoli ad avere fede, nonostante la navigazione in acque tempestose. “Sulla barca dell’umanità, – conclude don Lauro – Dio non dorme. Questa è la nostra scommessa”.