Cosa si intende per sapienza? L’etimologia mostra il doppio significato “avere sapore” ed “essere assennato” e molteplici sono le nozioni di sapienza e di sapiente che emergono dai testi della Bibbia ebraica e del Nuovo Testamento. Lo ha fatto notare il biblista Ernesto Borghi nell’ultimo incontro del ciclo “Bibbia e vita” dedicato a “Essere sapienti oggi. Alcune risposte bibliche”, svoltosi giovedì 25 gennaio nell’aula magna del Vigilianum a Trento. “Nella Bibbia ebraica – ha esordito il biblista -, per sapienza si intende un modo di agire ponderato e competente, capace dunque di padroneggiare il mondo e risolvere i problemi della vita: per l’israelita, pensare significa confrontarsi in modo concreto con le scelte che è chiamato a fare e anche nei Libri sapienziali della Bibbia cristiana essa presuppone l’inevitabile legame tra i valori espressi nell’alleanza tra Dio e l’umanità e questioni e riflessioni della quotidianità”. Per approfondire la comprensione del significato del termine, Borghi ha proposto la lettura di alcuni testi significativi tra i molti a cui è possibile attingere e in cui è possibile trovare una serie di significati particolarmente ricca: Giobbe, Salmi, Proverbi, Qohèlet e Cantico dei Cantici e per il Nuovo Testamento la prima lettera ai Corinzi di Paolo, la lettera di Giacomo, Matteo 11, 25-27 e Luca 10, 21-24. “In Giobbe il termine sapienza è accostato a intelligenza e tale coppia di vocaboli può essere avvicinata a saggezza-discernimento, ossia capacità di operare il confronto tra ciò che è bene e ciò che è male. In ciò sta la sapienza intesa come relazione viva e vitale con Dio: il timore, da considerare come rispetto nei suoi confronti, e l’intelligenza, che porta a evitare il male”. Anche Qohèlet è un testo mirabile dal punto di vista del rapporto con le scelte esistenziali in cui vi è una visione non negativa, come abitualmente si pensa, ma molto articolata: “Il capitolo terzo inizia con il famoso brano: per tutto c’è un momento stabilito. Le sequenze di azioni sono 7, numero che indica completezza temporale, mentre quella spaziale è data da 4 elementi che sono i punti cardinali. La prima azione – ha proseguito Borghi – è quella del nascere, l’ultima la pace, in mezzo ve ne sono altre dolorose e negative, ma la cornice che le raccoglie e comprende è positiva: esiste una dimensione faticosa dell’esistenza, ma tutto è retto da una logica di armonia che avvolge l’essere umano”. Dunque, sapienza è essere consapevoli dei limiti u mani, considerando però ciò che di bene, bello e costruttivo l’esistenza porta ogni giorno, ed “è appassionata tensione all’educazione, alla formazione di sé: conoscenza della realtà per vivere pienamente, in modo etico”. Il biblista ha concluso sottolineando che il sapiente è colui che mette a disposizione le proprie doti intellettuali come strumenti di approfondimento della propria relazione con Dio rivelato in Gesù Cristo e che, di fronte alla pluralità culturale della contemporaneità, l’opera di discernimento diventa fondamentale per capire cosa aiuta a diventare umani e a dare sapore pieno alla vita. (Patrizia Niccolini)
La Sapienza nella Bibbia
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Ernesto Borghi chiude il ciclo al Vigilianum