“Ma tu vuoi essere veramente guarito?”. La domanda profonda che Gesù pone nell’incontro con le persone malate è stata rilanciata dall’arcivescovo Lauro nell’incontro pre-pasquale con i collaboratori della Curia diocesana e degli Enti afferenti. Un invito che richiama indirettamente il Giubileo degli ammalati vissuto a Roma nell’ultimo fine settimana con il saluto inatteso di papa Francesco.
Per don Lauro non si tratta di una domanda retorica: “A volte dentro ognuno di noi – è la riflessione di mons. Tisi – non c’è proprio la disponibilità a lasciarsi guarire, ci sono stagioni della vita in cui non si vuole cambiare. Si preferisce rimanere nello status quo perché la novità talvolta costringe a cambiare le situazioni”.
Narrazione negativa, suggestione consolatoria
Anzi, approfondisce mons. Tisi davanti ai collaboratori, troviamo perfino comodo fermarci al malcontento, al brontolio, alla narrazione negativa come struttura della vita, perché incredibilmente nel cuore di ognuno di noi questo atteggiamento diventa una suggestione consolatoria.
“Perché non abbiamo voglia di gioire, di ritrovare relazioni intense, di tornare a sperare?” è la domanda che don Lauro pone anche a livello comunitario dove spesso le ipotesi di cambiamento o di rinnovamento vengono tenute a bada, zittite: “Questo è un male oscuro che blocca le nostre comunità”, afferma l’Arcivescovo che rilancia invece la provocazione di Gesù al cieco guarito, dimostrando come il vero cambiamento ha il nome di Gesù.
La Parola chiama alla novità
È il mettersi alla sequela della Sua Parola che ci cambia proprio perché ci chiama a sperimentare la novità. Con lui scopri l’importanza dell’ascolto, che ti porta idea nuove, della sobrietà di vita che rende davvero liberi, della gratuità che ti porta a spenderti per gli altri. Tre dimensioni da “imparare” – altro atteggiamento che, secondo Tisi, dovremo riscoprire alla scuola di Gesù, nel cammino verso la Pasqua”.