A piedi da Romena a La Verna, all’insegna della pace. È un pellegrinaggio costellato di tappe davvero significative quello a cui partecipano dal 26 al 30 agosto ben 230 adolescenti da tutto il Trentino (dalla 3ᵅ media alla 3ᵅ superiore), accompagnati dall’arcivescovo Lauro, dal delegato don Mattia Vanzo e dagli animatori dell’Area Annuncio della Diocesi e dell’associazione NOI oratori.
Titolo del pellegrinaggio: «La Pace è la via». “Oggi – commenta don Mattia Vanzo – sentiamo parlare in diversi luoghi e da diverse persone della pace, tutti la invochiamo e la cerchiamo; essa interpella la nostra quotidianità. I giorni di pellegrinaggio vogliono essere l’occasione per i nostri adolescenti di fermarsi e riflettere su alcuni temi: la pace e la lotta interiore, il bisogno di abitare il silenzio, l’amore e il dolore, il conflitto – sia quello tra popoli che quello nelle relazioni di ciascuno –, per concludere con un ‘mandato’: essere artigiani di pace per le nostre comunità sapendo – sottolinea don Mattia – che per noi la vera Pace ha un volto concreto che è quello di Gesù Cristo Risorto”.
Arrivato l’ultimo giorno le ragazze e i ragazzi hanno avuto modo di fare una rilettura personale e di gruppo dell’esperienza appena vissuta, di visualizzare un gesto, una parola, una persona che li ha ispirati a cercare la pace dentro e intorno a loro.
Ad aiutarli c’era il Vescovo di Arezzo, monsignor Andrea Migliavacca, che ha riflettuto sulla parabola del buon Samaritano: “La parabola svela cosa c’è nel cuore di Gesù: ogni uomo e donna che incontri sono tuoi fratelli e sorelle. È questo il vero cuore della pace! Per renderlo concreto - conclude Migliavacca - occorre il perdono, sapersi riconciliare, e forse proprio grazie a questo avremo un mondo più in pace”.
Un bel messaggio conclusivo per i giovani: non solo un annuncio di pace, ma un mandato da portare a casa.
"Arezzo ha accolto questo gruppo di giovani pellegrini - ha affermato il Vescovo aretino in un'intervista ad Arezzo Tv - ed è proprio nell'accogliere l'altro che noi riscopriamo le nostre potenzialità. Per la città è stato un momento di freschezza, tutti questi giovani hanno portato entusiasmo e voglia di fare". Anche il commento del vescovo Lauro, alla luce dei cinque giorni appena trascorsi, è stato molto positivo: "È bello partecipare con i ragazzi a queste esperienze: i giovani ti sorprendono con la loro voglia di vivere e la loro capacità di stare assieme. Spero che questo viaggio li abbia aiutati a capire che gli altri possono essere una risorsa e in alcune occasioni possono essere la nostra forza".
Le ragazze e i ragazzi si sono alternati tra una super caccia al tesoro in giro per il centro di Arezzo e un’intensa visita a Rondine, cittadella della pace, un’organizzazione che si impegna per la fine dei conflitti armati nel mondo. L’obiettivo è contribuire a un pianeta privo di scontri armati, in cui ogni persona abbia gli strumenti per gestire creativamente i conflitti, in modo positivo.
Dopo una giornata faticosa il gruppo ha avuto il tempo di rilassarsi in piscina, prima di avere la possibilità di vivere la riconciliazione. “Confidare a qualcuno qualcosa della nostra vita - dice don Mattia Vanzo - vuol dire affidare effettivamente un po’ della nostra vita, vuol dire aprire quelle serrande che ogni tanto mettiamo per proteggerci”. Il Vescovo invece ha ricordato che “Noi siamo desiderio di incontrare qualcuno che ci stringa la mano”.
Il terzo giorno le ragazze e i ragazzi si sono incamminati riflettendo su cosa significhi vivere con un peso o una fatica - in questo caso un sasso nello zaino - e poterlo affidare a Dio.
Arrivati a La Verna, santuario Francescano, sono stati accolti da suor Tiziana che li ha portati a scoprire il Santuario e la foresta che lo circonda. “Dalle ferite - dice - si giunge alla vita nuova”. Durante la Messa il vescovo Lauro ha ricordato che “la conversione è una sola: io esisto con gli altri, io non posso fare a meno degli altri… abbiamo trovato un Dio che ci dice ‘se perdi gli altri ti freghi con le tue stesse mani’. La cosa meravigliosa è che il nostro Dio non fa cose megagalattiche - aggiunge - ha moltiplicato i pani? Certo che no! Ha aiutato i discepoli a condividere”.
Ripreso il cammino i ragazzi hanno così capito che condividendo con l’altro il peso non è più così tanto ingombrante. La sera il gruppo è arrivato ad Arezzo , ultima tappa del loro cammino.
Intensa e faticosa giornata di cammino quella di oggi, ma che occasione incredibile trovarsi in mezzo alla natura e avere del tempo per sé stessi.
Lungo il cammino i ragazzi hanno vissuto l’esperienza del deserto, un momento personale in cui poter riflettere in silenzio. Ma quale silenzio? Il silenzio può farci sentire e può farsi sentire in mille sfumature diverse, ci aiuta spesso a capire come stiamo o a trovare una soluzione, alle volte invece ci può mandare in crisi. “Salendo - dice il vescovo Lauro - ho ascoltato uno di voi che diceva all’amico di voler far un giro nel Lagorai, ma che da solo non voleva andare perché pericoloso, guardate che bella intuizione!” Il Vescovo ha spiegato che è importante prendersi del tempo per stare soli, per stare in silenzio, e ha ricordato che “nel silenzio abita quel meraviglioso Dio che è la persona di Gesù. Nel silenzio viene a galla il fatto che a volte ci percepiamo non troppo bene, ricordiamoci allora che abbiamo un Dio che non è mai stanco di noi. Allora per affrontare le paure io vi consegno quella magnifica figura che è la persona di Gesù”.
Arrivati a Camaldoli i ragazzi sono stati accolti da padre Alberto, monaco camaldolese.
È iniziato questa mattina, 26 agosto, il viaggio di 230 adolescenti trentini verso Arezzo!
La partenza è stata da Mori, dove i ragazzi e le ragazze da tutto il Trentino si sono ritrovati con il vescovo Lauro per dare il via al loro cammino. “Uno dei primi pilastri della pace - dice il Vescovo - è combattere la guerra in noi e contro di noi”.
Arrivati alla Fraternità di Romena (Pratovecchio), fondata da don Luigi Verdi, tra le colline della Toscana, i ragazzi e le ragazze hanno potuto riflettere su cosa sia davvero importante per loro, quali sono le loro potenzialità e i loro doni - anche quelli ancora nascosti - oppure quali possono essere invece le loro fragilità. Grazie anche alla testimonianza di Pier Luigi Ricci, educatore che ha lavorato in centri di recupero tossicodipendenti, i giovani hanno appreso che “per imparare ad amare bisogna imparare ad accettare la propria imperfezione”.
Nel pomeriggio il gruppo si è messo in cammino per raggiungere il luogo dove trascorrere la notte a Pratovecchio.