Papa Francesco ha ricevuto nella mattinata di venerdì 17 maggio 2019 in Sala Clementina 300 membri dell’Associazione Cattolica Operatori Sanitari (Acos). Tra loro, una trentina proveniva dalla Diocesi di Trento. “Il malato – ha detto loro Francesco – non è un numero né una macchina, mentre l’obiezione di coscienza va compiuta con rispetto e dialogo.”
Il Trentino ha avuto un ruolo importante nella nascita di Acos grazie al contributo di don Enrico Nicolini e don Giampaolo Giovanazzi, insieme a Carlo Tenni, infermiere e negli anni ’80 vicepresidente nazionale dell’Associazione. Un ruolo, quello di vicepresidente, tornato ora sulle spalle di un trentino: Mauro Conti, fisioterapista alla APSP Armani di Mori.
dalle impressioni di Carlo Tenni, partecipante all’udienza con papa Francesco:
«L’A.C.O.S. è una associazione nata nel settembre 1978 dalla fusione di due associazioni di infermieri che intuirono che per prendersi cura della persona fragile e malata era necessario riunire in un’unica associazione tutte le figure coinvolte a diverso titolo nel processo assistenziale: infermieri, medici, fisioterapisti e altri, ma anche studenti delle professioni sanitarie, personale amministrativo e volontari, perché tutti intervengono nella cura della persona malata, sia coloro che “curano le ferite” sia coloro che operano per far sì che ci siano risorse sufficienti anche per coloro che la società odierna tende a “scartare”.
Nella sanità – ha ricordato il presidente dell’Acos dott. Mario Morelli nel saluto iniziale – l’aziendalismo sfrenato aumenta sempre più le disuguaglianze e spinge ai margini le persone fragili, rendendole sempre più povere.
Proprio a questo ha fatto accenno il Santo Padre nel suo discorso: “Negli ultimi decenni, il sistema di assistenza e di cura si è trasformato radicalmente, e con esso sono mutati anche il modo di intendere la medicina e il rapporto stesso con il malato.
Proprio lo sforzo di trattare i malati come persone, e non come numeri, deve essere compiuto nel nostro tempo e tenendo conto della forma che il sistema sanitario ha progressivamente assunto. La sua aziendalizzazione, che ha posto in primo piano le
esigenze di riduzione dei costi e razionalizzazione dei servizi, ha mutato a fondo l’approccio alla malattia e al malato stesso, con una preferenza per l’efficienza che non di rado ha posto in secondo piano l’attenzione alla persona, la quale ha l’esigenza di essere capita, ascoltata e accompagnata, tanto quanto ha bisogno di una corretta diagnosi e di una cura efficace“.
Ci ha fatto piacere che il Santo Padre, abbia accennato anche a chi si prende cura del malato: di noi operatori, del nostro carico di lavoro e della nostra formazione.
“La cura che prestate ai malati, – ci ha detto il Santo Padre – così impegnativa e coinvolgente, esige che ci si prenda cura anche di voi. Infatti, in un ambiente dove il malato diventa un numero, anche voi rischiate di diventarlo e di essere “bruciati” da turni di lavoro troppo duri, dallo stress delle urgenze o dall’impatto emotivo. È quindi importante che gli operatori sanitari abbiano tutele adeguate nel loro lavoro, ricevano il giusto riconoscimento per i compiti che svolgono e possano fruire degli strumenti adatti per essere sempre motivati e formati“.
E sulla formazione il Santo Padre ci ha indicato la strada: “La formazione non sia solo confronto, studio e aggiornamento, ma ponga una particolare cura alla spiritualità, in modo che sia riscoperta e apprezzata questa dimensione fondamentale della persona, spesso trascurata nel nostro tempo, ma così importante, soprattutto per chi vive la malattia o è vicino a chi soffre“.
Ci ha colpito come ha introdotto il tema dell’obiezione di coscienza: “Una scelta – ha detto – che non deve essere motivo di disprezzo o di orgoglio. Si deve farla con umiltà e rispetto, cercando il dialogo non come chi sale in cattedra, ma come chi cerca il vero bene delle persone. Un tema questo quanto mai attuale sia in ambito sanitario vero e proprio, ma anche più ampiamente in ambito sociale: il rispetto e l’accoglienza dell’altro“.
Infine ci ha incoraggiati “… a valorizzare sempre l’esperienza associativa, affrontando con nuovo slancio le sfide che vi attendono negli ambiti che insieme abbiamo considerato. Una buona sinergia tra le sedi regionali farà in modo che le forze dei singoli e dei vari gruppi locali non restino isolate ma siano coordinate e si moltiplichino“. E ancora: “Per mantenere sempre vivo il vostro spirito, vi esorto ad essere fedeli alla preghiera e a nutrirvi della Parola di Dio: sempre con il Vangelo in tasca, sempre a portata di mano: cinque minuti, si legge, così che entri in noi la Parola di Dio“.
Abbiamo vissuto questo momento quasi come una conferma della missione della nostra Associazione, nata tanti anni fa, ma sicuramente con una nuova spinta dopo questo incontro con Papa Francesco, anche per il nostro gruppo di Trento, con cui abbiamo condiviso questa grande emozione.
Incontrare il Papa e salutarlo personalmente nella sua semplicità e umiltà con il sorriso che lo contraddistingue, è stata la sorpresa più bella – sguardo nello sguardo – momento unico ed emozionante.
La parola che ci esce dal cuore è GRAZIE».