Oltre 600 i partecipanti dalle 218 Caritas diocesane di tutta Italia (per l'Arcidiocesi di Trento è presente il direttore Fabio Chiari con Cristian Gatti, responsabile della formazione sul territorio) che, ripartendo da quanto emerso dal Convegno dello scorso anno a Salerno e guardando al Giubileo del 2025, riflettono insieme sul tema dei “confini” alla luce delle “tre vie” consegnate loro da papa Francesco in occasione del 50° dell’istituzione di Caritas Italiana (1° luglio 1971): la via degli ultimi; la via del Vangelo; la via della creatività.
Il “confine” di questo 44° Convegno è pensato non come la linea che stabilisce un dentro e un fuori, ma come una porta, che permette di uscire e di entrare, che si può però anche chiudere e bloccare. Proprio il confine segna il punto di contatto tra centro e periferia: può essere o diventare luogo di incontro e di annuncio o elemento che crea distanza ed esclusione; dipende da come si usa la porta.
Il Convegno si svolge sul confine che scorre nei pressi di Grado e Gorizia, tra Italia e Slovenia, reso permeabile dalla comune appartenenza all’Unione Europea, che però rimane a sottolineare come le differenze debbano essere valorizzate, messe in comunicazione, rese feconde. Gorizia che, assieme a Nova Gorica, nel 2025 sarà Capitale europea della Cultura.
Si è concluso oggi a Grado (GO) il 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane dedicato al tema, assai attuale, dei “Confini, zone di contatto, non di separazione”. L’evento ha visto incontrarsi e confrontarsi per quattro giorni insieme 613 tra direttori e membri di équipe provenienti da 182 Caritas diocesane di tutta Italia.
Ad aprire questo ultimo giorno la lectio della biblista Antonella Anghinoni. È seguita la vibrante testimonianza di don Otello Bisetto, cappellano del carcere minorile di Treviso, alla quale si è aggiunta quella di Giulia Longo, operatrice Caritas in Turchia, che ha riportato la sua esperienza di impegno “al confine” e nel post-terremoto e ha dato voce ai molti giovani operatori Caritas: “Non su può essere giovani senza gli adulti, non si può essere adulti senza i giovani”.
Negli “orientamenti” finali il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, ha indicato le proposte di lavoro per continuare il cammino Caritas nei prossimi mesi. Richiamandosi al primo presidente di Caritas Italiana, don Giovanni Nervo, ha ricordato l’importanza di capire dove “poniamo i confini”, che per Caritas non sono dei limiti, ma delle “zone di contatto”, “luoghi in cui fare l’esperienza della presenza di Dio perché ci permettono di aprirci agli altri e di capire che c’è Qualcuno che può fare prima, durante e dopo il nostro servizio”. I confini, per don Pagniello, “sono anche luoghi che permettono di custodire la nostra identità e chi siamo come Caritas”, confini quindi “da custodire” come l’impegno per la pace e a difesa della legge 185/90 per il controllo del commercio delle armi, il servizio civile come luogo per educarsi alla pace e alla nonviolenza, la dignità umana, il diritto alla salute e l’attenzione alle aree metropolitane e aree interne.
Caritas Italiana avvia al suo interno il Coordinamento Europa e condivide l’appello di Caritas Europa su cinque priorità in vista delle elezioni del prossimo giugno, proposte per il Parlamento europeo per un'Europa “più giusta”: mercati del lavoro e protezione sociale efficaci, accesso garantito a servizi sociali buoni e di qualità, tutela dei diritti umani e della dignità nelle politiche di migrazione e di asilo, finanziamenti costanti per gli attori locali che svolgono attività di sviluppo e umanitarie, politiche globali più eque per lo sviluppo sostenibile, affrontando questioni come la necessità di sistemi alimentari equi e la finanza per il clima.
Il Direttore di Caritas Italiana ha rilanciato l’importanza della presenza dei volontari che sono un indicatore dell’efficacia del lavoro di animazione della comunità cui è chiamata la Caritas. Ha richiamato alla necessità di “stare nelle complessità” e ribadito il senso e il ruolo della Caritas, ad ogni livello. L’efficacia della Caritas non si misura sul fare, ma sull’essere: “Il nostro fare nasce dal nostro essere”.
“Riconoscere i nostri confini”, ha concluso, “significa imparare a stare sulla soglia, consapevoli dei nostri limiti e potenzialità, disposti a scoprire parti di sé che solo l’Altro può svelare. Animare la comunità, perché sappia custodire il senso profondo dell’umano che affiora nella capacità di abitare il ‘tra’ di un attraversamento che è anche un intrattenersi”. Abitare il confine significa essere “testimoni di carità, per seminare speranza ed essere segno”, sapendo che “la prima opera segno è lo stile con cui facciamo le cose”.
Don Pagniello ha annunciato i prossimi appuntamenti del Giubileo 2025, in particolare il “Giubileo del mondo del volontariato” dell’8-9 marzo 2025 e il “Giubileo dei Poveri” del 16 novembre 2025. Nell’anno giubilare non si terrà il Convegno nazionale, ma si organizzeranno convegni regionali nelle 16 Delegazioni regionali Caritas, a sottolineare l’importanza della dimensione locale.
Infine, alcune proposte concrete di azione a livello nazionale, come un microcredito sociale per il Giubileo, a favore di persone che hanno difficoltà ad accedere al credito ordinario. Poi una rete di supporto, costituita da istituzioni, enti ecclesiali e sociali, per minori e donne che decidono di lasciare la famiglia di origine per sottrarsi ai condizionamenti e alle violenze dovute all’appartenenza ad organizzazioni criminali e azioni di informazione, sensibilizzazione, prevenzione e contrasto dell’azzardo.
Il Convegno si è chiuso con la concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Douglas Regattieri, vescovo della diocesi di Cesena-Sarsina e membro di Presidenza di Caritas Italiana, che ha sottolineato il valore della testimonianza, cui tutti gli operatori Caritas, i volontari e i cristiani sono chiamati.
Il programma completo e gli approfondimenti sono disponibili su www.caritas.it.
I momenti assembleari del Convegno sono stati trasmessi in diretta web tramite il canale YouTube di Caritas Italiana, con aggiornamenti tramite i social tramite l’hashtag #ConvegnoCaritas2024.
Secondo giorno del Convegno nazionale delle Caritas diocesane, in svolgimento fino a giovedì a Grado (GO), caratterizzato da più passaggi di “confini”, non solo metaforici. Dopo la riflessione della biblista Antonella Anghinoni, e la testimonianza di fra Francesco Zanoni, Custode Fraternità Francescana di Betania a Verona, è stato l’intervento di mons. Michael Landau, Presidente di Caritas Europa, a portare il confronto sui temi più di attualità rispetto all’impegno Caritas in questo momento in Europa, soprattutto a ridosso delle prossime elezioni europee di giugno. “La Chiesa – ha sottolineato mons. Landau - deve essere la difesa di tutti coloro che sono emarginati, presumibilmente ‘superflui’, a rischio di essere scartati - dai bambini disabili, agli anziani in fin di vita, la sostenitrice non ultima di tutte quelle persone che sono oppresse ed emarginate”.
Successivamente la tavola rotonda con mons. Alojzij Cvikl (presidente di Caritas Slovenia), Stella Foskolou (presidentessa di Caritas Grecia), Natalia Peiro (segretaria generale di Caritas Spagna) e Ettore Fusaro (Ufficio Europa di Caritas Italiana) ha permesso di spaziare sul contributo di Caritas per “un’Europa senza confini”.
Mons. Cvikl ha raccontato dell’impegno di Caritas Slovenia a servizio delle fasce più deboli della popolazione, ma anche nella creazione di occasioni di incontro e cooperazione con le altre realtà slovene impegnate con i poveri. La presidente di Caritas Grecia, Stella Foskolou, ha testimoniato l’impegno di una realtà come quella cattolica, che è minoranza in Grecia, ma che riesce a farsi riconoscere e apprezzare, superando “confini” religiosi e politici, proprio per la sua coerenza e credibilità.
Ampio anche l’impegno di Caritas Spagna, portato dalla sua Segretaria generale Natalia Peiro, che ha raccontato delle tante “barriere” visibili e invisibili che si trovano ad affrontare molte persone emarginate in Spagna e dell’impegno della Caritas nel superarle o ridurle. Infine Ettore Fusaro dell’Ufficio Europa di Caritas Italiana, ha raccontato della difficile condizione dell’Ucraina dopo più di due anni di guerra, di come da situazione transitoria essa sia diventata quasi uno “stile di vita” e del confine anche etico che la guerra costituisce.
Nel pomeriggio i convegnisti hanno superato anche i “confini” geografici con la visita e la preghiera nella Concattedrale di Nova Gorica in Slovenia, accolti da una rappresentanza delle autorità civili e religiose locali. A conclusione della giornata, la celebrazione eucaristica preseduta da mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, Presidente di Caritas Italiana, che nella sua omelia ha ricordato “i gesti di solidarietà che diventano gesti di amore e carità”.
La giornata di domani sarà dedicata alle Assemblee tematiche di approfondimento, attraverso le quali i Convegnisti si confronteranno sulle loro esperienze e prospettive di impegno.
Al via questo pomeriggio presso l’auditorium del Centro Congressi di Grado (GO) il 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, dal titolo “Confini, zone di contatto, non di separazione”.
Presenti oltre 600 delegati, rappresentanti delle 218 Caritas diocesane di tutta Italia, che fino a giovedì 11 aprile, rifletteranno insieme sul tema del “confine”, il collegamento tra centro e periferia che può essere luogo di incontro e di annuncio o luogo di distanza a confinamento.
A portare i saluti delle Istituzioni, dopo la lettura delle parole del presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, il commissario del Comune di Grado Augusto Viola, che ha ricordato la vocazione di Grado ad essere “terra di passaggio” più che un confine.
Per mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia e presidente della Conferenza episcopale del Triveneto, che ha celebrato la liturgia di apertura “la Chiesa è immersa in una dinamica d’amore concreto e senza confini. E nella nostra società è chiamata sempre più a mostrare e indicare che c’è sì la giustizia ma c’è anche la carità – le due dimensioni non vanno confuse ma vanno tenute insieme – e che la vita dell’uomo non può essere ridotta ad una concezione materialista o spiritualista che, di fatto, porterebbero a ridimensionare o umiliare la dignità dell’uomo stesso”.
Nei successivi interventi padre Luciano Larivera s.j. (direttore del Centro culturale Veritas di Trieste) ha sottolineato le tante frontiere (fisiche, geografiche, sociali, virtuali…) che esistono e di come possano esse essere unite e superate allo stesso tempo, mentre don Matteo Pasinato (direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Venezia) ha insistito sulla “sfida cristiana di collegare il confine, attraverso la comunione, evitando la tentazione dell’invasione e della chiusura o separazione”.
Domani seconda giornata del Convegno, che oltre ad avere un approfondimento sulle tematiche europee, con l’intervento tra gli altri del Presidente di Caritas Europa, mons. Michael Landau, vedrà anche una visita alle città di Gorizia e Nova Gorica.
“Domani pomeriggio – ha ricordato il Presidente di Caritas Italiana, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli – passeremo un confine, ormai superato dalla storia e che non c’è mai stato fino al Novecento, che divide le due città Gorizia e Nova Gorica, due realtà che l’anno prossimo saranno insieme capitale europea della cultura. Un evento che per il solo fatto di essere stato pensato come possibile è già per noi una grazia. Comprendete quindi che parlare di confini come zone di contatto e non di separazione per noi che abitiamo e viviamo qui non è una questione di principio o di studio, ma è qualcosa che tocca la nostra carne, il nostro cuore e la nostra mente. È per noi un tema necessario”.
I momenti assembleari del Convegno saranno trasmessi in diretta web tramite il canale YouTube di Caritas Italiana, con aggiornamenti tramite i social tramite l’hashtag #ConvegnoCaritas2024.