La statua con il volto sorridente e sereno di monsignor Dante Frasnelli “vescovo dei poveri”, come è scritto nella predella, campeggia ufficialmente da domenica 25 agosto nella piazza del suo paese natale, Dardine, frazione di Predaia, in val di Non.
Il religioso degli Oblati di San Giuseppe, partito missionario per il Perù e scomparso nel gennaio 2020, poco dopo aver compiuto i 95 anni (QUI ARTICOLO), rivive, non solo idealmente, nel cuore dei suoi compaesani anche grazie all’opera marmorea dono della comunità di Huari, la Diocesi peruviana guidata da Frasnelli per più di trent’anni.
È stato l’arcivescovo Lauro Tisi a presiedere la Messa inaugurale, sotto il tendone allestito nel piazzale davanti alla statua. Hanno concelebrato padre Michele Piscopo ex superiore degli Oblati di S. Giuseppe, don Lorenzo Salinetti (Mato Grosso), due religiosi oblati provenienti rispettivamente dal Perù e dalla Nigeria, alcuni parroci (o ex) della val di di Non tra cui don Riccardo Pedrotti, don Daniele Armani, don Renzo Zeni e don Carlo Daz, oltre al rettore del Seminario don Tiziano Telch e al delegato don Mauro Leonardelli.
Insieme alla comunità parrocchiale e all’amministrazione comunale, hanno promosso l’iniziativa anche la associazioni Aca de Vita e Mato Grosso.
L’omelia dell’Arcivescovo: liberi o prigionieri dei like?
Nell’omelia don Lauro commenta il Vangelo secondo Giovanni in cui Gesù, dopo aver sottolineato “Nessuno può venire a me se non gli è concesso dal Padre”, interpella i discepoli (“Volete andarvene anche voi?”) ottenendo da Pietro una netta risposta: “Signore da chi andremo?”.
Per don Lauro da Gesù arriva “una lezione stupenda perché si dimostra totalmente libero da sé stesso. Chiede infatti ‘volete andarvene anche voi?’, anziché dire ‘almeno voi rimanete qui’. La libertà da se stessi è la madre di tutte le libertà e solo Dio sa quanto in questo momento – prigionieri dei like e del consenso, preoccupati della nostra immagine – ci sia bisogno di bonificare le nostre relazioni perché siano relazioni tra uomini e donne liberi da se stessi”. “Spesso invece – incalza don Lauro – i nostri gesti e le nostre relazioni, quello che andiamo dicendo non è quello che viviamo, è quello che opportunisticamente facciamo per farci ammirare o in qualche misura condizionare gli altri”.
Frasnelli uomo libero da se stesso
“Mi piace sottolineare alla comunità di Dardine e a quella di Huari, così come a tutti coloro che l’hanno conosciuto, che monsignor Dante – ha sottolineato l’Arcivescovo – è stato davvero un uomo libero da sé stesso e questa libertà si esprimeva sia nel parlare sia nell’agire perché dimostrava di saper percorrere la propria strada con coraggio e indipendenza”. Come quando – ha lasciato intendere Tisi – il vescovo Dante accolse in missione la realtà carismatica del Mato Grosso perché “solo gli uomini liberi da se stessi – ha chiosato don Lauro – riescono ad accogliere le novità”.
Lezione per la “vecchia” Europa
Una lezione, secondo l’Arcivescovo, per un’”Europa vecchia che non sa accogliere novità ed è solo prigioniera degli slogan”. “È bello che ci siano qui i nostri amici del Sudamerica e dell’Africa a raccontarci che il mondo è un altro”. Quindi l’appello-invocazione di monsignor Tisi: “Vieni Gesù, meraviglioso Dio libero da te, vieni e apri gli occhi a questa stanca Europa, mandaci nuovi Dante Frasnelli a darci il gusto della libertà da noi stessi, madre di tutte le libertà”.
Il nostro Dio è il Dio dei perdonati
Osservando il “falegname di Nazaret con i calli sulle mani, il Dio che non si imbarazza ad abitare l’umano”, l’Arcivescovo ribadisce con passione: “Sia benedetto Dio che mi chiedi una cosa sola: racconta che sei perdonato a un mondo di intolleranti e di fustigatori e di gente che – lo vediamo nel panorama internazionale – si fa la guerra uno con l’altro. La notizia cristiana è questa: c’è posto per te presso Dio perché il nostro Dio è il Dio dei perdonati e non dei duri e puri e allora sia benedetto Dio che ci ama come siamo”.
Caro fratello Dante…
Poco prima di scoprire il monumento, don Lauro si rivolge a Frasnelli: “Caro fratello Dante, fa’ che come te ci prendiamo il tempo di scrivere pagine di Vangelo attraverso umanità che abbracciano, servono, donano, accarezzano e togli da noi la mano che si alza per colpire, per ferire e per portare morte. Correggi le nostre parole e falle diventare parole-ponte e non parole divisive”.
Alla Messa è seguita la proiezione di un filmato per ricordare le opere del vescovo Dante; quindi un fraterno momento di condivisione.
Nella foto, davanti alla statua donata dalla comunità di Huari, l’arcivescovo Tisi con la sorella e la cognata di monsignor Frasnelli; sullo sfondo don Riccardo Pedrotti.