Luci più tenui in cattedrale a Trento, nella serata di lunedì 2 gennaio, nella Messa in suffragio del Papa emerito. Un segno di lutto della comunità diocesana, invitata dall’arcivescovo Lauro a sentirsi unita nella celebrazione auspicando che il suo esempio possa rinnovare la testimonianza cristiana: “Preghiamo che gli uomini e le donne della nostra Chiesa possano vivere come ha vissuto papa Benedetto – ha esortato fin dalle parole introduttive della Messa – e come lui ha detto in punto di morte possano ripetere “Signore, ti amo”.
La liturgia – diffusa in diretta dal canale YouTube della Diocesi e da Telepace Trento – è stata concelebrata da una ventina di sacerdoti, presenti un buon gruppo di religiose e religiosi e molti fedeli.
All’inizio dell’omelia monsignor Tisi ha ripreso le parole dell’apostolo Giovanni – “Chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre” – vedendo riassunte in esse la vita di Ratzinger e la sua appassionata ricerca teologica. Possiamo dire che “Ha combattuto la buona battaglia, ha terminato la corsa, ha conservato la fede” e che a lui è riservato ora l’abbraccio del Padre, sua vita e sua gioia. Sottolineo questo riferimento alla gioia come elemento che caratterizza l’esperienza di fede”, ha aggiunto l’Arcivescovo.
Fra i flash dell’ampio magistero di Ratzinger, Tisi ha privilegiato l’omelia alla Conferenza latinoamericana di Aparecida nel 2007: “La missione della Chiesa ha senso semplicemente in quanto prolungamento di quella di Cristo”. Una missione “poderosa”, che “avviene per attrazione” e che “ha bisogno che la Chiesa diventi discepola e ascoltatrice della Parola”. Non ci può essere missione senza preghiera e invocazione dello Spirito, ma anche senza testimonianza – ha ripreso l’Arcivescovo attualizzando quelle parole pronunciate in America Latina – senza una vita che rivela il volto di Gesù prima ancora che le intuizioni intellettuali o le norme”.
Un secondo testo citato da Tisi è stato il discorso di Friburgo in cui Ratzinger stigmatizzava l’enfasi sull’aspetto organizzativo immaginando una Chiesa leggera, da lui già intravista negli anni Settanta come “minoranza creativa”. Dobbiamo passare da una Chiesa che “presidia il territorio e occupa gli spazi ad una Chiesa che sia lievito e sale nel mondo”. L’ultimo passaggio, ancora dal viaggio in Germania, è la sottolineatura della “diversità” dell’onnipotenza di Dio che nel contempo sa esercita il suo potere in maniera diversa dall’uomo, riconoscendo la libertà delle sue creature. Infine il richiamo a Maria, “compagnia della vita di Benedetto” che “ci aiuti a dire di sì alla diversa onnipotenza che Dio ci ha rivelato: così diventeremo lievito e sale della terra”.