“Ricordatevelo sempre: voi non siete il vostro errore e siete terreno abitato da Dio”. Così l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi ai detenuti e alle detenute del carcere di Trento, incontrati a inizio settimana nella tradizionale Messa pasquale insieme ai vertici della Casa Circondariale e al personale di polizia penitenziaria, coordinatori e volontari. Hanno concelebrato don Mauro Angeli, cappellano del carcere e don Mauro Leonardelli, delegato diocesano dell’Area Testimonianza.
Un momento intenso di incontro personale, di vicinanza e di preghiera, aperto dal saluto di uno dei detenuti nella struttura di Spini di Gardolo: “Caro vescovo Lauro, bentornato tra noi! Siamo sempre felici di poterla accogliere per celebrare insieme la Pasqua! Nel nostro percorso di vita – ha aggiunto il portavoce – la fede occupa un posto importante: è l’appiglio nei momenti di fatica, la speranza nei momenti bui. La Pasqua ci doni la pace di Gesù, la capacità di perdonare e chiedere perdono, la possibilità di avere una vita libera e serena”.
L’omelia di don Lauro
L’Arcivescovo nella sua omelia si è rivolto ai presenti e in particolare ai detenuti della sezione maschile e femminile, commentando il Vangelo dell’Annuncio dell’angelo a Maria, scelta per diventare la madre di Gesù.
“La notizia che ci fa bene a tutti – ha sottolineato don Lauro – è che Dio si fa uomo e che quindi la realtà umana è abitata da Dio e nulla di quello che si sperimenta nell’umano è estraneo a Dio: anche lui non ha casa, ha conosciuto l’esilio, l’esperienza del lavoro, la fame e la sete, il carcere e muore fuori dalla città. Il Dio che si fa uomo dice che non c’è mai un umano che non abbia dignità e, come spesso vi ripeto ogni volta che vengo, voi non siete identificabili con eventuali errori che avete fatto”.
“Noi – ha rimarcato l’Arcivescovo – non siamo i nostri errori, voi non siete i vostri errori ma siete terreno abitato da Dio”. “Gesù – ha detto ancora monsignor Tisi – è luce del mondo e ogni volta che vengo, nello sguardo e nell’incontro con voi colgo la luce che vi abita”.
“Qui, anche grazie a chi lavora al vostro servizio, c’è sempre – fa notare don Lauro – una piccola dose di fiducia e di speranza nell’immaginare un futuro. Fuori, nelle condizioni ‘normali’, la gente è a volte senza speranza perché manca l’anelito al cambiamento, alla novità. Prego – ha concluso l’Arcivescovo – perché non muoia mai la fiducia in voi stessi e la speranza che vi abita. Ricordatevelo sempre: siete amati da Dio, voi non siete il vostro errore”.
Alla visita di don Lauro in carcere è dedicato un ampio servizio nell’ultimo numero di Vita Trentina.