Il vescovo Lauro ha celebrato nella Cattedrale di Trento, domenica 1 novembre, la santa messa per la solennità di Tutti i Santi. Una celebrazione durante la quale ha risuonato più volte l’invito, da parte del vescovo, a non avere paura, a riscoprire la “pandemia dell’amore”.
“Ricordiamo tutti i defunti di quest’anno -ha infatti ricordato don Lauro ad inizio celebrazione- contemplandoli nella terra di Dio, che è misericordia e perdono, che libera dalla morte e dona la vita. Le parole più adatte in quest’ora sono quelle dell’angelo a Maria: “Non temere”. Non dobbiamo avere paura, in quest’ora di nuovo molto dolorosa. Il Signore della vita è accanto a noi, raccoglie le lacrime, si mette a disposizione per aiutarci ad attraversare quest’ora. Il ricordo dei Santi, di questi nostri amici che sono già nella terra di Dio, diventi per noi salutare provocazione a vivere nell’amore, a sentire che la pandemia più terribile avviene quando si chiude il cuore, quando il cuore smette di amare. Per quest’ora difficile serve di nuovo l’energia dell’amore“.
Il parroco del Duomo e di Santa Maria Maggiore, don Andrea Decarli, ha invece ricordato i defunti delle due parrocchie, leggendone i nomi, sia quelli della scorsa primavera, durante la prima fase dell’emergenza sanitaria, sia quelli di tutto l’anno, fra i quali don Giuseppe Zadra, don Alberto Carotta e don Elio Bragagna.
Nell’omelia, l’arcivescovo ha dapprima analizzato la pagina evangelica, quella delle Beatitudini, declinandola nell’attualità: “Alcuni giorni fa ho incontrato un’anziana signora intenta a rammendare i pantaloni del nipote. Salutandomi con fare sconsolato, commentava: “Purtroppo, oggi non si ripara più niente. Tutto viene buttato”. Colpito dallo sguardo e da queste parole, mi è venuto spontaneo portarmi al crocifisso di San Damiano e all’esperienza di San Francesco. “Va’ e ripara la mia caande urgenza per la Chiesa: è questa la grande riparazione in capo a ognuno di noi. Abbiamo nelle nostre corde la possibisa”. Questa per me è la grande emergenza, la grande chiamata: tornare a riparare. Vivere secondo il Vangelo è oggi la grlità di vivere secondo il Vangelo. Gesù ci può far vivere questa dimensione. Nelle beatitudini abbiamo la biografia del viandante di Nazareth, la pienezza di Dio che in Gesù è apparsa in mezzo a noi. Mentre vanno in onda parole divisive e cariche d’odio, lo Spirito ci permette di incontrare Gesù mite e umile di cuore e ci suggerisce la via del dialogo, dell’ascolto, la via di chi ritiene dignitoso capire le ragioni dell’altro. Quanto ha bisogno oggi la Chiesa di tornare a frequentare parole che edifichino, anziché dividere! Quest’ora richiede alla Chiesa di tornare a rifrequentare le parole che edificano”.
Non è mancato poi un’incoraggiamento universale, in quest’ora di nuovo difficile, segnata ancora dall’emergenza coronavirus in cui il ricordo di chi non c’è più è maggiormente doloroso: “Chi ci ha lasciato in fretta -ha detto il vescovo Lauro- senza poter nemmeno essere salutato, ha trovato casa, vive in Dio. Oggi contempliamo i nostri cari che vivono in Dio. I nostri sguardi, incattiviti dall’incertezza di quest’ora della storia, mentre stiamo cercando il capro espiatorio cui far ricadere la colpa della pandemia, vengono guariti dal Dio misericordioso. Frequentiamo di nuovo l’amore, non è l’ora delle colpe. Attraversiamo la realtà con solidarietà e con comunione. È l’ora di farsi carico degli altri. Abbiamo bisogno di scrutare l’orizzonte per vedere il bene che abita la storia e per impedire alle paure, alla pandemia, di chiuderci il cuore e far morire la speranza. Ognuno di noi è una missione unica su questa terra, per questo siamo al mondo. Coraggio, siamo grandi. L’umanità ci sta aspettando: con la nostra vita raccontiamo la bella notizia che Dio ama gli uomini, e dona loro la vita del suo Figlio perché possano conoscere perfetta letizia”.
L’arcivescovo celebrerà, sempre in Cattedrale, lunedì 2 novembre alle 19 (in diretta tv Telepace Trento, canale 601, e in streaming su questo portale a questo link) la messa per la Commemorazione dei fedeli defunti.