Il vescovo Lauro all’assemblea degli industriali: “Serve sogno, creatività, talento ribelle per portare innovazione e salvare le nostre valli”

bookmark

L’arcivescovo Lauro è stato ospite dell’Assemblea Generale 2019 di Confindustria Trento, giovedì 24 ottobre al Centro Congressi di Riva del Garda. Davanti a circa 400 imprenditori, rappresentanti del mondo politico ed economico – in prima fila il presidente degli industriali trentini Manzana (che ha tenuto un’ampia relazione sul tema della sostenibilità) e del presidente di Confindustria nazionale Vincenzo Boccia, don Lauro è stato protagonista di una tavola rotonda sul tema “L’impresa della responsabilità” accanto a Esther Ausserhofer, membro del Supervisory Board di Dr Schär Spa, Remo Pedon, presidente di Pedon Spa, Rossana Revello, presidente del Gruppo tecnico Responsabilità sociale d’impresa di Confindustria. “La responsabilità dice qualità di vita perché un uomo che non risponde di sé ha bassa qualità di vita”, ha esordito don Lauro che definisce l’attività di un’impresa “gioia, creatività e sogno”. Di fronte al mercato che induce i bisogni l’Arcivescovo capovolge la prospettiva: “Non si tratta di indurre bisogni, ma di leggerli e trasformarli in opportunità“. Don Lauro cita la val di Fiemme come esempio virtuoso, con aziende leader anche grazie alla valorizzazione dell’ambiente in chiave produttiva, a dispetto di una realtà apparentemente svantaggiata. “Vi invito a coltivare sogno, creatività, quel talento ribelle che rifiuta di applicare i principi della macroeconomia alle nostre valli, che potrebbero diventare invece di nuovo attrattive per lo sviluppo territoriale e per frenare l’esodo dei nostri giovani che molto mi preoccupa. Le nostre valli hanno opportunità incredibili ma serve fantasia, creatività e innovazione“. E guardando gli imprenditori trentini conclude : “Dobbiamo ridirci una cosa naturale: la migliore risorsa siamo noi. I nostri giovani che rimangono e pure i nostri migranti che vengono da fuori: hanno un colpo d’ala che a noi manca, possono essere risorsa per ripartire. Infine – conclude monsignor Tisi – non dimentichiamo mai che la dimensione del noi qualifica la vita. Anche per l’impresa non c’è alternativa al “noi”, al “con”: sogno imprese che gareggiano nello stimarsi e nell’interagire e poi sogno che continuino le domande. Senza interazione e senza  domande non c’è futuro”.