Giulia Spinello era una ragazza solare, con il sorriso sulle labbra e sempre pronta ad aiutare gli altri. Un esempio di servizio e di fede vissuta nel quotidiano con quella semplicità e coerenza a cui invita Papa Francesco, testimonianza di un sentiero che avvicina il cielo alla terra, narrato da mamma Marina ne “Il sogno di Giulia” (Edizioni Imprimenda, 2016), presentato giovedì 7 giugno al Vigilianum.
“Aveva una risata fragorosa e con le note della chitarra e dell’ukulele, che aveva imparato a suonare da autodidatta, riempiva la casa di allegria. Gli scout erano la sua seconda famiglia. Per lei era possibile costruire il cielo in terra, aiutandosi a vicenda“. È racchiusa nelle parole di Marina Martellozzo Spinello la personalità umile e gioiosa della figlia Giulia, scomparsa a 21 anni il 31 maggio 2013 dopo essere stata investita da un suv. In esse risuona la testimonianza di un percorso di fede incarnato nella semplicità della vita quotidiana, in casa, in parrocchia e con gli scout. Uno scrigno pieno di ricchezza, un’eredità condivisa ne “Il sogno di Giulia” (Edizioni Imprimenda, 2016), libro presentato giovedì 7 giugno al Vigilianum insieme al direttore di Vita Trentina Diego Andreatta, in collaborazione con l’Agesci del Trentino Alto-Adige e con il Servizio Pastorale Giovanile.
In copertina, il sorriso splendente e caloroso della ragazza è un invito a scoprire la sua storia: “Fin da piccola voleva diventare pilota di aerei – racconta Marina -, poi l’esperienza con gli scout le aveva fatto cambiare prospettiva. Dopo aver iniziato ingegneria spaziale, si è ritirata quasi subito, ritornando all’idea di scienze infermieristiche: voleva essere al fianco di Medici senza frontiere, le sarebbe piaciuto andare in terra di missione“.
Nella brutta copia di un tema di italiano ritrovato dalla mamma, Giulia scriveva: “il mio sogno è di lasciare qualcosa dietro di me alla fine di questo viaggio, un piccolo ricordo, un segno che testimoni il mio passaggio“. Parole che spingono Marina ad ascoltare quella richiesta, iniziando a scrivere pensieri che, uniti alle riflessioni di Giulia, sono poi diventati un dialogo tra madre e figlia che ha preso la forma di un libro. Nelle intenzioni dell’autrice, il testo, corredato di una serie di fotografie che ripercorrono le tappe più significative del percorso di maturazione umana e spirituale della giovane, vuole essere uno strumento che, testimoniando l’importanza di interrogarsi sul senso della vita e sulla possibilità che ognuno ha di dare il proprio contributo, donandosi gratuitamente, possa suscitare nei giovani il desiderio di mettersi in gioco.
“Per essere ricordati non occorre diventare famosi – scriveva Giulia in quel tema -, basta aver fatto qualcosa per cui valga la pena aver vissuto. Il regno dei cieli non è qualcosa di astratto, possiamo crearlo attraverso le relazioni con le persone e il dono di sé agli altri“. E numerose sono le esperienze in cui questa convinzione si era espressa, in particolare nei campi di servizio con gli scout in soccorso alla popolazione dell’Aquila in seguito al terremoto del 2009, a Lourdes e in Terra Santa (era capo nel Cerchio di Santa Giustina in Colle a nord di Padova). Tappe di un cammino che ha lasciato una traccia talmente intensa da ispirare numerosi modi per mantenerne vivo il ricordo. Tra di essi un bassorilievo in bronzo dell’artista Romeo Sandrin che raffigura l’incontro di Bergoglio con i giovani e i poveri, posto sulle pareti esterne della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi il 2 ottobre 2013. Nella scena, Giulia consegna a Papa Francesco un ramoscello d’ulivo e ha la mano destra appoggiata sulla spalla del povero, come per incoraggiarlo, sostenerlo e accompagnarlo dal Santo Padre.
Nella “Gaudete et exsultate”, il Papa ha sottolineato la necessità di dare attenzione alla dimensione di un cristianesimo vissuto nel quotidiano, incarnato da persone che si spendono in modo coerente e appassionato per gli altri, e “Il sogno di Giulia” può rivelarsi compagno per molti giovani nell’itinerario denominato “Per mille strade” che, attraverso tappe di cammino previste in ogni regione porterà all’incontro con Bergoglio, l’11 e il 12 agosto a Roma, in vista del Sinodo dei giovani di ottobre (info: www.noitrento.it).
“Sognare non significa avere la testa nelle nuvole – ha commentato Federica Bertolini, responsabile regionale Agesci -, ma orientarsi a qualcosa di elevato che ha come scopo la realizzazione di ciò che porta felicità a sé e agli altri, consapevoli che è una strada percorribile come ha mostrato Giulia con il suo esempio“.
Il Centro di spiritualità scout alle Carceri d’Este, dove nel gennaio 2013 Giulia aveva fatto il campo di formazione tirocinanti per diventare capo scout, le è stato intitolato nel 2015, e i proventi della vendita del libro saranno devoluti per le migliorie necessarie al Centro e a opere di beneficenza. (Patrizia Niccolini)