“Il Dio leggero di De Gasperi: in ogni volto uno scrigno carico di vita”. A Sella Valsugana la Messa con il vescovo Tisi a 70 anni dalla morte dello statista

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“Un Dio leggero era il Dio di De Gasperi. Un Dio che lo interpellava, poneva domande e gli permetteva di fare domande. Un Dio leggero che ogni giorno egli percepiva come compagno di viaggio, nell’esplorazione della vita. Un Dio leggero che gli insegnava che il volto delle persone è uno scrigno carico di vita, che va accostato in punta dei piedi, valorizzato e non va mai usato, calpestato o rifiutato”. L’arcivescovo di Trento Lauro Tisi interpreta così, nell’omelia della Messa a settant’anni dalla morte di De Gasperi, concelebrata nel tardo pomeriggio di lunedì 19 agosto, l’approccio alla fede da parte dello statista trentino. E con la fede alla vita, compresa quella politica.

Per lui non c’era avversario politico

Nella chiesetta di Sella Valsugana, davanti ai familiari di De Gasperi, ai rappresentanti istituzionali e molti fedeli, monsignor Tisi infatti precisa: “Anche l’avversario politico per De Gasperi ha la sua dignità, anzi per lui non esiste avversario, esiste uno che ha un’altra visione del mondo, qualche cosa di bello con cui interagire: insieme si esce con le soluzioni. Questo – aggiunge Tisi – è il miracolo della Costituzione italiana, frutto della convergenza di mondi che potevano essere agli apposti ma che grazie a De Gasperi non si sono delegittimati ma si sono valorizzati a vicenda e insieme hanno contribuito a fornire un testo che tutti riconoscono come il migliore al mondo, probabilmente, sul versante costituzionale”.

Ci ha mostrato che il cristianesimo può cambiare il mondo

“Questa lezione – aggiunge Tisi – ci fa dire che a differenza dell’uomo del Vangelo che ha lasciato cadere l’opzione di Cristo (“vendi tutto e seguimi”) De Gasperi si è fidato e il Cristo gli ha permesso di essere profeta, come ricordava don Ivan (qui LECTIO di mons. Maffeis), un costruttore di popolo e di generare il sogno europeo”.

Don Lauro ammette la “difficoltà della Chiesa nel riscoprire la centralità di Gesù di Nazaret che offre quel modo di vivere dove le domande sono compagne di viaggio, dove gli altri sono sempre alleati e mai avversari e la percezione che se manca l’altro muoio io, l’altro è la mia necessità, no sono ‘io’ sono un ‘noi’. De Gasperi ne è stato non solo cantore, ma ha attuato questo concetto nella politica, terreno che da sempre consideriamo ‘sporco’. Lo dice la storia: De Gasperi ci ha mostrato che con il cristianesimo puoi cambiare il mondo“.

La Terra Promessa di De Gasperi: Dio stesso

Riprendendo lo stimolante parallelo proposto dal vescovo Maffeis tra Mosè e De Gasperi, Tisi cita il cardinale Martini: “Per Martini Mosè non entra nella Terra promessa perché non ne aveva più bisogno: Dio era la sua Terra promessa”. “De Gasperi, nel suo ultimo tratto di vita, nella solitudine in cui venne lasciato e nel silenzio di questa valle, consegnava a Dio l’ultimo respiro. Non vedeva la terra promessa, perché Dio, in realtà, diventava la sua Terra Promessa. Lo auguro ad ogni uomo”, è la conclusione dell’arcivescovo di Trento.

La Messa è stata animata dal Coro Valsella

 

Foto: Gianni Refatti