Pienone oltre ogni aspettativa martedì 4 all’Auditorium Santa Chiara per la serata con Gregorio Vivaldelli e il suo viaggio nella Divina Commedia. Proponiamo di seguito la recensione della serata, pubblicata sull’ultimo numero di Vita Trentina, a cura del direttore Diego Andreatta:
Anche il personale e i tecnici dell’Auditorium, peraltro abituati a lunghe code da Festival, sono rimasti senza parole davanti alle 300 persone in attesa martedì sera nell’atrio, senza poter entrare purtroppo. Tutto esaurito per Gregorio Vivaldelli, già mezzora prima delle 20.30, con i promotori della serata dantesca (rinviata lo scorso 29 ottobre per maltempo) a scusarsi con chi è dovuto tornare a casa. “L’aula magna dell’Arcivescovile si era rivelata insufficiente e all’Auditorium pensavamo di riuscire a contenere tutti. Ma anche qui non ce l’abbiamo fatta…ed ora ci resta forse il Palazzetto”, ha commentato nel suo saluto Paola Tomasi, direttrice della Biblioteca diocesana che al Vigilianum custodisce un antichissimo manoscritto della Divina Commedia, all’origine di questo personalissimo percorso di riflessione del biblista rivano.
“Il prof. Vivaldelli – lo ha ringraziato don Andrea Decarli, delegato vescovile per l’area cultura – ci dimostra come la grandezza della nostra tradizione letteraria, ispirata dalla cultura cristiana, possa ancora offrire risposte di senso nel nostro tempo”.
“E’ un generatore di umanità, la Divina Commedia – ha attaccato deciso Vivaldelli nel suo prologo – perché Dante ci fa tirare fuori il meglio di ciascuno di noi per metterlo a servizio degli altri. Vuole farci crescere in umanità, intercettare la nostalgia di umanità che c’è dentro ciascuno per rendere le nostre relazioni più fraterne. Possiamo riscoprire la nostra quotidianità, Dante ci spinge nella vita reale, non va d’accordo col Grande Fratello Vip. Per Dante l’eternità è chiave di lettura della quotidianità, e viceversa”.
Come Virgilio prende sotto braccio l’Alighieri, così Vivaldelli si fa compagno di viaggio per due ore degli “spettatori” – più della metà sono giovani, ed è tutto dire – ed entra nell’Inferno dalle mura della città di Dite, riuscendo però a penetrare anche nell’attenzione e nelle domande esistenziali di giovani e meno giovani. “Ritorna a te stesso!” è l’invito-titolo della serata, per trovare una direzione: mettendo gli altri al centro della tua esistenza scopri che c’è più gioia nel dare che nel “black friday” (il venerdì degli sconti,ndr).
Qualche battuta ben assestata (contro i modelli dei social media e dei talk show) anche per sorseggiare un po’ d’acqua e poi di nuovo via fra le terzine dantesche. A sottolineare figure retoriche e introdurre personaggi storici, ma anche a cogliere i messaggi universali: la cura delle relazioni, l’umiltà nel chiedere aiuto, la pigrizia e l’attenzione agli altri, la proiezione nel futuro e l’impegno concreto. “La bellezza genera bellezza” commenta chiamando in causa un dipinto del Caravaggio, un selfie ante litteram, e ricorrendo al grande filosofo Romano Guardini per commentare le intenzioni pedagogiche di Dante: “E’ come se ci dicesse di mettere da parte i nostri schemi ideologici…”
Servirebbero ancora molte ore per scendere nelle profondità dell’Inferno dantesco (anche se il catino dell’Auditorium rende bene l’idea), ma Gregorio conclude solo ringraziando il Divin Poeta e dando appuntamento al 18 febbraio per proseguire il cammino. All’uscita in tanti s’interrogano su ques’intuizione culturale vincente, che punta solo sulla parola, sull’ascolto e sulla bellezza. Anche Dante ci metterebbe la firma.
Diego Andreatta
Fotoservizio: Gianni Zotta