La Chiesa africana e quella trentina piangono un altro missionario, vittima del Covid. A 77 anni è morto padre Giorgio Abram, noneso di Ronzone, frate francescano conventuale con ben 45 anni di missione in Ghana. Per lui, laureato in medicina, una vita dedicata alla lotta contro la lebbra e in particolare alla patologia nota come “ulcera del Burundi”, che colpisce soprattutto i bambini. Solo due mesi fa padre Giorgio era tornato in Italia per salutare il fratello padre Giuliano, anche lui conventuale, morto sempre di Covid.
Rientrato in terra di missione e contratto il Coronavirus era stato ricoverato in un primo tempo in terapia intensiva in un ospedale militare; padre Giorgio Abram sembrava avere superato il momento più critico; purtroppo le sue condizioni sono nuovamente peggiorate e nella mattinata di sabato 6 marzo ha cessato di vivere.
Padre Giorgio nel 1977 fondò la IALO, organizzazione internazionale per il coordinamento del lavoro di lotta contro la lebbra in Ghana, nei paesi limitrofi e anche in Vietnam dove il medico e religioso trentino aveva esteso la propria competenza, riconosciuta a livello internazionale dall’OMS.
Nel 2015 padre Abram aveva dato alle stampe il libro “Quattro gatti senza storia” con sottotitolo “Riflessioni semiserie di un missionario” (Edizioni Messaggero Padova): 54 racconti brevi dai quali emergeva tutta la sua carica di umanità, con tratti di acuta ironia, e la profonda fede che hanno contraddistinto una vita donata senza mezze misure ai più poveri.
Tra le comunità maggiormente legate in Diocesi di Trento all’attività di padre Giorgio, la parrocchia di Cristo Re nel capoluogo, da cui provenivano i genitori.
Foto Vita Trentina