Il caro bollette pesa in modo rilevante anche sul bilancio diocesano e delle parrocchie, con costi per le forniture energetiche triplicati negli ultimi mesi. Che fare? Sulla questione, dall’Arcidiocesi non vengono diffuse direttive dettagliate ai parroci e alla comunità, ma una serie di suggerimenti, condivisi in prima battuta in Consiglio presbiterale e ora affidati alle parole del vicario generale don Claudio Ferrari, in un’intervista rilasciata al settimanale Vita Trentina (pubblicata sull’ultimo numero) e di seguito riproposta integralmente.
Appena finito di arredare l’ufficio di Vicario generale in piazza Fiera con le fotografie delle chiese parrocchiali in cui ha operato, don Claudio Ferrari – trentino di Trento, 56 anni, si è trovato sulla scrivania il dossier del “caro bollette” con tanti bilanci parrocchiali in rosso…alla canna del gas.
Don Claudio, si sente forte qui l’allarme per l’emergenza energetica?
Il problema è molto sentito sul territorio: arriva poi in un periodo affaticato dalla pandemia, si registra un calo di offerte dovuto anche ad una minor frequenza in chiesa. Alcuni parroci si sono rivolti a noi per chiedere un sostegno e lunedì scorso abbiamo coinvolto per una valutazione collegiale il Consiglio presbiterale.
I preti si aspettavano qualche disposizione diocesana, sull’esempio di qualche altra Chiesa locale?
Si è convenuto che dettare regole cogenti per tutti – come un tetto massimo per la temperatura degli ambienti – sarebbe inopportuno per una realtà territoriale molto differenziata come la nostra: la val di Pejo non è Riva del Garda. Ci è stato chiesto però di precisare alcuni orientamenti sui quali però dovranno essere i Consigli pastorali (e i Comitati parrocchiali) insieme ai Consigli per gli Affari Economici a confrontarsi per valutare a livello locale quali provvedimenti assumere: dico insieme, perché ci sono da fare attente valutazioni economiche, ma anche pastorali.
E qual è l’orientamento emerso?
Ne parlavo ieri sera anche con un gruppo di giovani animatori e chiedendo loro come risolverebbero il problema mi hanno risposto con questa battuta: “Ah, don Claudio, basta risparmiare…”.
Non c’è dubbio che proprio questa sia la soluzione più efficace: non sprecare. Non è una novità, ce lo siamo sempre detti di puntare all’essenziale, in passato abbiamo fatto campagne contro lo spreco, anche in condivisione con i poveri… eppure questa crisi energetica può essere occasione per costringerci non solo a riflettere sui nostri consumi energetici, ma anche a cambiare le nostre abitudini pastorali e i nostri stili di vita.
Che può significare per una parrocchia?
L’esempio più facile è quello di spostare le celebrazioni dalla chiesa grande ad una cappella oppure ad una sala parrocchiale. O, meglio ancora, di condividere la chiesa con la parrocchia vicina, scegliendo di situazione in situazione il luogo più adeguato in cui poter celebrare bene, tenendo conto anche degli spazi richiesti da eventuali ritorni della pandemia. In fondo, questo confronto nelle comunità può essere anche occasione per fare un’esperienza di quella sinodalità di cui abbiamo tanto parlato nei mesi scorsi. O no?
Non sempre è facile capire dove si può risparmiare…
Vero, ma nell’ascolto reciproco possono uscire ipotesi non così irrealizzabili: dallo spegnere sempre le luci in oratorio al concentrare le attività in alcuni locali “al caldo” – senza penalizzare troppo il bisogno d’incontro e di festa che ci portiamo dentro – oppure di limitare il suono delle campane ad ogni ora del giorno e della notte, oggetto peraltro di non poche lamentele da parte dei vicini. Oppure valutando se alcuni interventi di restauro non possano essere rinviati al termine di questa emergenza, utilizzando ora la liquidità per pagare le bollette.
Oggi la corresponsabilità fra comunità è più debole, lo abbiamo scritto.
Certamente, in questo il Covid ha pesato molto. Tutti noi siamo stati portati a chiuderci, a isolarci, ripiegati sulle nostre esigenze. Alcune parrocchie sono ricadute in una situazione pesante: dovremo trovarci attorno al tavolo per vedere come chi sta meglio possa aiutare chi sta peggio.
Ritenendo che l’Arcidiocesi di Trento abbia ampie disponibilità, in molti dicono che debba fare la sua parte.
Il bilancio è molto trasparente e va detto che in queste settimane si è già intervenuti per sollevare alcune situazioni, utilizzando pure alcuni fondi straordinari della CEI. Come è giusto che tutta la Chiesa si faccia carico – dal singolo fedele al Consiglio pastorale, a quello diocesano – così possiamo chiedere agli amministratori pubblici di trovare misure eque di sostegno ai più incapienti. Dal Rapporto Caritas nazionale (vedi pag. 14, ndr) ma anche dai nostri Centri di Ascolto sappiamo che la povertà è cresciuta moltissimo.
Questa crisi lascerà un segno nel futuro?
Dovremo ricavarne una lezione, imparando a far diventare normali dei comportamenti che ora riteniamo ancora straordinari. Come ci invitano a fare anche le nostre realtà più sensibili alla conversione richiesta dalla Laudato si’ dovremo immaginare anche investimenti in energie alternative: si sta ragionando a livello diocesano anche sui pannelli fotovoltaici.
Una domanda personale: com’è andato questo primo mese da Vicario?
È un ruolo impegnativo per cui mi sento ancora inadeguato, ma lo vivo come un servizio in cui sono sostenuto dal Vescovo e dai collaboratori più stretti. Mi rafforza pensare poi al bagaglio di esperienze che da parroco le comunità mi hanno aiutato a maturare: devo molto a queste chiese (don Claudio indica le foto alle pareti, ndr) che in questi vent’anni da parroco mi hanno comprendere quanto importante sia lavorare insieme con l’unico obiettivo di vivere il Vangelo e testimoniare Cristo Risorto. (Diego Andreatta)
ECCO LA VIDEO-INTERVISTA A DON FERRARI