La popolazione bangwa, uno dei popoli indigeni più numerosi del Camerun, vanta un solido legame con il Movimento dei Focolari. Per questo, una folta delegazione bangwa – guidata dai Fon (re tradizionali) di Fontem e di Fonjumetaw, una Mafua (regina) e alcuni indigeni, accompagnati da dirigenti del Movimento fondato da Chiara Lubich – ha visitato a inizio giugno Trento e il Centro Mariapoli di Cadine ed ha incontrato l’arcivescovo Lauro Tisi.
Il legame dei bangwa con Chiara Lubich e quel “patto d’amore scambievole”
Negli anni ’60, Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari, aveva inviato a Fontem un gruppo di focolarine e focolarini, rispondendo ad una richiesta per aiutare quel popolo minacciato dall’estinzione per la malattia del sonno. È nata così una feconda azione evangelizzatrice. Oggi la malattia è stata debellata, e vi sono un ospedale ed una scuola, oltre ad altre opere. Ma soprattutto è sorta una comunità bangwa che oggi dà testimonianza dell’amore evangelico.
Nell’anno 2000, Chiara si è recata in quella regione e ha suggellato con i Fon di Fontem e di Fonjumetaw, e con i rispettivi popoli, un “patto d’amore scambievole”; patto che in questi giorni i Fon hanno voluto rinnovare con l’attuale presidente dei Focolari, Margaret Karram, davanti alla tomba di Chiara, a Rocca di Papa. In quest’occasione, hanno pure partecipato ad un convegno internazionale interreligioso promosso dai Focolari a Castelgandolfo.
L’incontro con il vescovo Lauro
Mons. Tisi ha messo in evidenza l’importanza e l’attualità del messaggio della Lubich, oggi centrale nell’insegnamento della Chiesa, espresso ad esempio nell’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco. Ha anche ricordato la fondamentale azione del suo predecessore, Mons. Carlo De Ferrari, nel riconoscere “il dito di Dio” nell’allora nascente movimento di Chiara e delle sue prime compagne nella Trento degli anni ’40. La sua paterna protezione e sostegno ha reso possibile la diffusione del Movimento, oggi presente in tutto il mondo.
I Fon, a loro volta, hanno espresso tutta la gratitudine del popolo bangwa a Chiara, considerata la loro “mamma”, e l’importanza del suo insegnamento che siamo tutti un’unica famiglia umana. Ribadendo che oggi “un bagwa non può venire in Italia senza fare un pellegrinaggio a Trento”, città di nascita di Chiara e con la quale, appunto, avvertono una particolare fratellanza. Alla fine dell’udienza, in un clima di gioia, Mons. Tisi ha impartito la sua benedizione.
In mattinata, la delegazione era stata ricevuta anche dal sindaco di Trento, Franco Ianeselli.