Incontro, in clima fraterno, tra l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi e i giornalisti locali nella mattinata di lunedì 27 gennaio al Vigilianum, in occasione della recente ricorrenza del patrono san Francesco di Sales (24 gennaio) e nell’Anno Santo dedicato alla Speranza e che ha visto riuniti a Roma nell’ultimo fine settimana proprio gli operatori del mondo della comunicazione, protagonisti del primo grande evento giubilare. L’incontro odierno era promosso dal Servizio Comunicazione della Diocesi e dall’UCSI, l’Unione Cattolica Stampa Italiana.
Monsignor Tisi ha voluto ricordare anzitutto il “numero impressionante di giornalisti morti per documentare le guerre e le ingiustizie”, così come – riprendendo uno dei temi emergenti anche dentro la categoria – l’uso dell’intelligenza artificiale: “non chiamiamo intelligente – sottolinea – una macchina che lavora solo sul passato. L’intelligenza è ben altro: approfondisce la realtà attingendo al passato, vivendo il presente, immaginando il futuro”.
“Chi spera si indigna”
Venendo alla speranza, tema guida dell’Anno Santo e al centro dell’incontro di oggi – introdotto da una riflessione di monsignor Giulio Viviani (assistente ecclesiastico UCSI) sulla storia e il significato del Giubileo (TESTO) – per Tisi essa “non è sinonimo di ottimismo, ma la capacità di stare nel reale. Papa Francesco – aggiunge l’Arcivescovo – ci ha ricordato qualche settimana fa che chi spera è un uomo che si indigna. Cioè, dice la sua sulla realtà e prende anche le distanze da un reale a volte violento, cattivo, malvagio” dentro quella che monsignor definisce la “notte della ragione, la notte dell’umano, la notte della relazione”.
“Quest’anno della speranza – incalza don Lauro – dovrebbe servirci innanzitutto per indignarci. Su questo i giornalisti hanno tanto da aiutarci. Ad indignarci per parole che stanno girando, nell’indifferenza totale. Si parla di deportazioni, di milioni di deportati e nessuno fa obiezioni. Si parla da parte di responsabili altissimi della politica mondiale di trasgressione del diritto internazionale nel silenzio più assoluto. Si parla di guerra come risoluzione dei problemi, quando proprio in queste ore alla fine bisogna almeno tentare una tregua. Tutte le guerre finiscono con la sconfitta di tutti”.
La “messa in discussione delle Nazioni Unite” così come l’”attacco al diritto internazionale” per don Lauro sono il “gioco classico della demagogia del tempo presente”. Per questo monsignor Tisi esorta i giornalisti, a cominciare dalle testate diocesane, ad esercitare il dovere di lavorare sul tema della pace e del commercio delle armi.
Il valore delle parole inclusive
Don Lauro invita poi a riflettere sul valore della parola, ricordando l’incontro con un’anziana di una RSA, alle prese con un importante deficit cognitivo, la quale, come una bambina, invocava la sua “mamma”. Esempio per ribadire l’importanza della “parola relazionale che tu ti porti dentro dal nascere al morire e che nessuna demenza senile può cancellare”.
E rispondendo alle domande dei cronisti davanti alle telecamere ribadisce: “Stiamo assistendo alla crisi delle parole che sono di divisione, mortificazione dei deboli, parole che spaccano. E allora io spero che i comunicatori ci aiutino a riprendere parole inclusive, rimettono insieme e non parole come quelle di queste ore, piene di violenza e di odio”.
Il pranzo alla Mensa della Provvidenza
L’incontro è proseguito con il pranzo fraterno alla Mensa della Provvidenza, gestita dalla Fondazione Caritas Diocesana nella nuova sede di via Giusti. Qui operano ogni giorno a turno 250 volontari coordinati da tre religiose per cucinare e distribuire la cena a una media di 160-180 persone ogni sera. “Un numero – ha sottolineato don Lauro e confermato don Mauro Leonardelli, delegato dell’Area Testimonianza e Impegno sociale, annunciando anche l’apertura il prossimo 3 febbraio della Mensa per i poveri a Rovereto – purtroppo in aumento: siamo passati da 30 a 40 mila pasti annui. Nella buona notizia della presenza di tanti volontari, c’è un’amara constatazione: la povertà cresce senza sosta”.
Foto: Zotta