“Sono contento di questo Giubileo dei comunicatori. Il vostro lavoro è un lavoro che costruisce: costruisce la società, costruisce la Chiesa, fa andare avanti tutti, a patto che sia vero. ‘Padre, io sempre dico le cose vere…’ – “Ma tu, sei vero? Non solo le cose che tu dici, ma tu, nel tuo interiore, nella tua vita, sei vero?”. Davanti ai rappresentanti del mondo della comunicazione, convocati a Roma sabato 25 gennaio per il primo grande evento giubilare, papa Francesco rinuncia al discorso ufficiale (“A quest’ora – scherza – con lo stomaco che incomincia a muoversi, leggere nove pagine sarebbe una tortura. Io darò questo al Prefetto. Che sia lui a comunicarlo a voi”) per poche parole pronunciate a braccio.
“Volevo soltanto dire una parola sulla comunicazione. Comunicare è uscire un po’ da sé stessi per dare del mio all’altro. E la comunicazione non solo è l’uscita, ma anche l’incontro con l’altro. Saper comunicare è una grande saggezza, una grande saggezza!” E dopo il richiamo sulla verità che nasce anzitutto dentro di sé, Francesco ha concluso così il suo indirizzo di saluto ai comunicatori provenienti da ben 138 Paesi: “È una prova tanto grande.Comunicare quello che fa Dio con il Figlio, e la comunicazione di Dio con il Figlio e lo Spirito Santo. Comunicare è una cosa divina. Grazie di quello che voi fate, grazie tante! Sono contento”.
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Il Giubileo dei comunicatori si era aperto di prima mattina con il pellegrinaggio lungo via della Conciliazione e il passaggio dalla Porta Santa.
Quindi, nell’aula Paolo VI, hanno preso la parola, sul tema della speranza, Maria Ressa, giornalista filippina naturalizzata statunitense e Premio Nobel per la Pace nel 2021, e Colum McCann, scrittore irlandese di fama internazionale, autore di sette romanzi.
Prima dell’arrivo del Papa, l’esibizione musicale del grande violinista Uto Ughi e del suo raffinato ensemble d’archi.
Foto principale: Vatican Media/Sir