Giovedì Santo, la vicinanza del vescovo Lauro ai drammi di Caldes e Vignole di Arco. In cattedrale la lavanda dei piedi a giovani e donne

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“Questa sera vorrei portare al Signore i due drammi che hanno colpito oggi il nostro Trentino. Il giovane morto a Caldes: esprimiamo alla famiglia e a tutta la comunità la nostra vicinanza orante; e il dramma di Vignole di Arco: preghiamo per queste donne che stanno lottando tra la vita e la morte perché il Signore riconciliatore doni pace, salvezza e faccia fiorire la vita”.

Così l’arcivescovo Lauro ha aperto ieri sera in cattedrale la Messa in memoria dell’Ultima Cena di Gesù, inizio del Triduo Pasquale. Nella liturgia che ricorda l’istituzione del sacramento eucaristico don Lauro  ha ricolto un appello a tutte le comunità della Diocesi perché siano “comunità appassionate dell’Eucarestia e la domenica diventi di nuovo il giorno a cui non possiamo mancare e, come per i cristiani di Abitina, possa essere quell’irrinunciabile esperienza a cui per niente al mondo si dice di no”.

“L’intera vita di Gesù è una manifestazione e rivelazione della passione di Dio per l’uomo. Mostra come Dio è amore gratuito senza se e senza ma. Con quest’ottica dobbiamo leggere anche la lavanda dei piedi”, esordisce don Lauro nell’omelia, passando in rassegna i gesti di Gesù: “Il ‘deporre le vesti’ evoca il dono della propria vita fatto in assoluta libertà; il ‘riprendere le vesti’ rimanda alla fonte del dono: il Padre. Tutto l’umano è giunto nella terra di Dio che lo guarda con estasi e commozione. In quell’umano c’è il volto di ognuno di noi, portato al Padre, e guardato con tenerezza infinita. Il ‘cingersi il grembiule’ e il ‘lavare i piedi’ sono i gesti dello schiavo.  Gesù affida ad essi il compito di rivelare la sua identità.  Egli è Colui che serve. Meraviglia delle meraviglie: in Lui è il Padre a dirsi servo dell’uomo, a inginocchiarsi ai suoi piedi, a chinarsi davanti a Lui, a mettersi a servizio del suo bisogno e della sua gioia. Dio si inginocchia ai miei piedi per dirmi: coraggio, la mia gioia è che tu sia”.  “Dio – spiega don Lauro – a differenza nostra non prova alcun imbarazzo nello stare ai nostri piedi”.

L’altro gesto incredibile il boccone dato a Giuda, il “boccone dell’amicizia” perché “neanche il tradimento ferma Dio”. A chi gli offre il boccone amaro della morte, egli risponde con il boccone dolce della vita. Gesù si dona come pane di vita a chi gli toglie la vita”. Infine Pietro, con la sua resistenza ad essere lavato: “Siamo tutti resistenti, ma lasciamoceli lavare e così scopriamo così che la gloria e la forza è solo di chi, come Gesù, nella libertà mette a disposizione degli altri la propria vita”.

Al termine dell’omelia l’Arcivescovo ha rinnovato il gesto della lavanda dei piedi a un gruppo di giovani, di donne e una religiosa, quest’ultima simbolo di chi si occupa delle situazioni di fragilità, ad indicare i tre ambiti (giovani, donne e fragilità) su cui la Diocesi è impegnata a riflettere nel secondo anno del Cammino sinodale.

Nel pomeriggio di oggi, Venerdì Santo, secondo giorno del Triduo Pasquale, l’Arcivescovo guida in cattedrale l’Azione liturgia della Passione e Morte di Gesù (Diretta TV e streaming).

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