Lavanda dei piedi

Giovedì santo, in cattedrale la lavanda dei piedi ad alcuni emarginati. Vescovo Lauro: “Svuotarsi per gli altri, per essere come Dio”  

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Nella Messa serale del Giovedì Santo, in memoria dell’ultima cena di Gesù, l’arcivescovo Lauro in cattedrale a Trento ha rinnovato il rito della lavanda dei piedi. Monsignor Tisi si è chinato su dodici persone seguite dall’Associazione Famiglie Tossicodipendenti, per lo più migranti alle prese con una vita ai margini, passata spesso sulla strada e segnata da problemi di dipendenza. “Vogliamo farli sentire a casa in questa Eucarestia e vogliamo chiedere che la loro presenza diventi per noi una provocazione veramente a far nostro l’atteggiamento di Gesù che si fa servo lavando i piedi”, ha esordito l’Arcivescovo. 

Al ringraziamento agli “amici volontari” dell’AFT don Lauro ha unito il ricordo di “tutti i volontari della Caritas, degli ammalati e di coloro che vivono ore difficili per vari motivi: il Signore passi a consolare, ma ci renda a nostra volta capaci di consolazione”.

Quindi il saluto ai padri Venturini e ai padri salesiani “che quest’anno – ha sottolineato l’Arcivescovo – vivranno con noi il Triduo pasquale: è una bella ricchezza poter celebrare con voi, con tutto il carisma della vita religiosa”. Chiediamo che in questa celebrazione davvero possiamo fare esperienza del Signore che passa a lavare i nostri piedi che ci abita con il suo amore”.

“Non mi laverai mai i piedi”

Nell’omelia,  don Lauro ha ripreso la frase del Vangelo in cui Pietro dice a Gesù: “Non mi laverai mai i piedi”.  “Nell’espressione di Pietro – secondo monsignor Tisi – non c’è nessuna umiltà, ma invece la presa di distanza da un gesto che, Pietro ha capito, vorrebbe portare i discepoli dentro un quadro esistenziale che proprio non gli aggrada. È quel quadro esistenziale per cui servire non è più una buona azione, non un ‘una tantum’ da mettere in gioco o un diversivo per qualche momento della vita, quando magari uno dice: ‘aspetta che do un po’ del mio tempo agli altri’. Pietro capisce che quel gesto scandaloso, quel gesto incredibile del maestro vuol consegnare loro il servizio come la cosa più bella della vita, la struttura permanente del vivere”.

In quel gesto della lavanda – argomenta ancora Tisi – si materializza quello svuotare se stessi per vivere. Il ritenere che lo svuotarsi per dar campo all’altro è l’operazione più intelligente, più bella, più adrenalinica, più vitale che ci sia e che non c’è alternativa perché, se non ti svuoti, non esisti. Se non ti svuoti, muori”.

“Pietro icona di ognuno di noi”

“Ma allora Pietro – nota l’Arcivescovo – è l’icona di ognuno di noi, perché ognuno di noi prende le distanze da una simile affermazione. Lo dico con molta schiettezza: non bastano anni di celebrazioni, di meditazione sulla Parola se alla fine continuiamo a sottrarci da questa dinamica dello svuotarsi. Ma la cosa non sorprende, perché questa è la dinamica non dell’umano ma di quell’umano che è apparso in Gesù Cristo, che altro non è che la vita di Dio. Questo è Dio, il Dio dei cristiani. Colui che si svuota ed elegge l’altro come padrone della sua vita. Noi continuiamo a pensare Dio come colui che sta sopra: in realtà Dio è colui che sta sotto, è il chinato ai piedi dell’uomo”. 

“E allora – rimarca poco oltre monsignor Tisi – capiamo l’Eucarestia: Gesù ci ha donato il gesto eucaristico perché possiamo fare l’esperienza, per dirla con le parole dei fratelli orientali, di diventare Dio, ma diventare Dio vuol dire strutturare la vita come svuotamento e come esodo e come spazio regalato all’altro”,

Don Lauro ricorda don Tonino Bello che a riguardo dell’eucarestia diceva che “ha il compito di affliggere i consolati”. “Noi celebriamo l’eucarestia la celebriamo in maniera autentica se fuori da questa spazio celebrativo – don Lauro osserva le persone a cui sta per lavare i piedi – diventiamo compagni di strada di chi, come voi, vive la marginalità, conosce la fatica del vivere. Chiedo alla comunità di guardarvi questa sera perché voi dovete essere per noi la provocazione a sentire che quello che celebriamo qui è falso se da qui non partiamo e, come fa Dio, ci svuotiamo per farci compagni di tutti gli affaticati della vita”.

La Messa è stata trasmessa in diretta streaming sul canale YouTube della Diocesi e su Telepace Trento.

Foto: Aurora Mattivi