In occasione della VI Giornata Mondiale dei Poveri, in programma domenica 13 novembre, oltre alla sensibilizzazione in tutte le comunità parrocchiali, la Chiesa trentina ha promosso nel pomeriggio di sabato 12 novembre una particolare “camminata” in bassa Val di Sole e in Val di Rabbi, con momenti di riflessione, lungo il percorso, sulle fragilità del nostro tempo: dagli anziani ai giovani, dalle famiglie alle persone senza lavoro, dalla solitudine al suicidio. Sofferenze filtrate da storie, volti, testimonianze: la camminata, a cui si è unito nella parte finale anche l’arcivescovo Lauro, ha visto un primo gruppo prendere le mosse da Bozzana con arrivo a Terzolas. Un secondo gruppo, composto in particolare da ragazzi della catechesi, ha compiuto un percorso ad anello attorno a San Bernardo di Rabbi. I partecipanti di entrambi i gruppi si sono poi raccolti nella chiesa di San Bernardo per la S. Messa conclusiva presieduta da monsignor Tisi.
“Davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si dà concretezza alla fede” ha detto, introducendo la Messa, Paolo Menapace, uno degli organizzatori della camminata solidale con il supporto della Caritas diocesana. ”Lodo Dio per queste comunità, cominciando dalla capacità di guardare con coraggio le sofferenze in mezzo a voi” ha fatto eco don Lauro, ricordando anche la vicina comunità di Celledizzo (colpita di recente da un doppio tragico lutto, al centro delle cronache).
“Nell’umanità i segni della vita avranno la meglio sui segni della morte”, ha detto l’Arcivescovo, commentando la pagina evangelica di questa domenica, che descrive un quadro apocalittico. Don Lauro elenca tracce evidenti di speranza, “come quello che abbiamo compiuto oggi mettendo a fuoco le storie di fatica e provando a farcene carico: non bastano risposte di professionisti, ma serve una risposta comunitaria: ecco un segno di vita! Altro segno della vita: i bambini, segno di futuro!”. “Voi – ha incalzato monsignor Tisi – sapete ancora stringevi attorno a chi è affaticato! Papa Francesco ci ricorda che i poveri ci evangelizzano. Se nella nostra agenda mettissimo ogni giorno l’incontro con qualcuno che fa fatica, questo ti darebbe le coordinate per vivere”.
Nella riflessione di don Lauro anche un ricordo per i compianti “preti solandri don Tarcisio Guarnieri e don Antonio Dallaserra, veri maestri di vita e di fede, altri segni di vita”.
”L’omelia più bella l’avete scritta voi. Alziamoci, tiriamo fuori la speranza. Non è solo ottimismo. C’è ancora tanta vita. Solo che dobbiamo cambiare gli occhi”, ha soggiunto con entusiasmo l’Arcivescovo.
All’offertorio, i bambini portano all’altare, con il pane e il vino, alcuni segni dal forte valore simbolico: una barca, carica di storie di guerra e riferimento ai migranti; un pallone, simbolo della voglia di fare gioco di squadra per includere tutti pur nella diversità; una lanterna: di fronte ad alcol, droga, azzardo come è difficile vedere una luce in fondo al tunnel! Un sacchetto di grano, a ricordo di tante persone senza un lavoro dignitoso, auspicio a giungere a un pane quotidiano condiviso con tutti. Infine, un bastone, segno della vecchiaia, ma anche della saggezza da trasmettere alle nuove generazioni.
“Portatevi a casa questi segni”, ha concluso don Lauro promettendo di “estendere da oggi il ‘metodo’ Rabbi e val di Sole a tutta la Diocesi”.